Enrico Facchinetti, ecco il camminatore di Inzago

Zaino in spalla, un paio di scarpe buone e nient’altro che se stessi per centinaia di chilometri, scoprendosi “camminatore” a 50 anni

Enrico Facchinetti nel suo studio

Enrico Facchinetti nel suo studio

Inzago (Milano), 19 aprile 2017 -  Zaino in spalla, un paio di scarpe buone e nient’altro che se stessi per centinaia di chilometri, scoprendosi “camminatore” a 50 anni. Il viaggio e lo sport fanno parte del Dna di Enrico Facchinetti, alla guida della storica azienda di noleggio pullman di Inzago, fondata dal padre nel 1959. Ma anche dirigente dell’A.S. Inzago calcio, sport che ama e pratica. Nel 2012 la decisione: raggiungere Santiago a piedi, come un moderno Forrest Gump: esperienza che lascerà il segno e che ripeterà altre due volte. Oggi, 57enne, Enrico sogna di girare il mondo, sempre a piedi.

Come è scattata la scintilla?

«Sognavo da sempre di diventare un ‘pellegrino’ ma la svolta è arrivata tra gli anni ‘80 e i ‘90 accompagnando don Romeo Cazzaniga di Vaprio d’Adda e i suoi ragazzi in diversi Paesi europei. Ho capito che dovevo provarci».

Ha raggiunto Santiago de Compostela tre volte, ci racconta queste esperienze?

«Dal 30 luglio al 17 agosto 2012 ho percorso da solo, 540 Km del ‘Cammino del Nord’, in Spagna, da Santander a Santiago. In contatto telefonico con mia moglie Simonetta Villa e mia figlia Alessia che mi hanno supportato. Dal 1° al 15 agosto 2014 ho fatto con l’amico Mauro Carissimi il ‘Cammino Primitivo’, 320 Km per lo più montagnosi tra Oviedo e Santiago. L’anno successivo abbiamo percorso i 650 Km del Cammino Portoghese da Lisbona, con una parentesi centrale per raggiungere Fatima».

Cosa porta con sè?

«Scarpe da ginnastica, mai nuove, per evitare calli e vesciche e lo stretto indispensabile, massimo 10 chili: tre cambi, felpa, k-way, bandana, sandali, sacco a pelo leggero, una bottiglietta d’acqua ed un frutto. Creme emollienti usa e getta ed il necessario per il bagno, Anche pochi grammi possono fare la differenza quando si cammina per 40-50 Km al giorno».

La giornata tipo del pellegrino?

«Sveglia alle 5, si parte alle 6. Si cammina per 8-9 ore, per arrivare a destinazione entro le 16. Dopo la doccia si fa il bucato, i vestiti devono essere pronti entro la mattina. Dopo aver preparato il letto, si cerca un posto per mangiare, a volte in zona, nelle strutture che accolgono i pellegrini, in altri casi no; è importante trovarlo perchè durante il giorno non si fa mai un pasto completo».

Ci racconta alcuni aneddoti?

«Ho dormito in palestre, monasteri e dai bombeiros, i vigili del fuoco. In montagna ho camminato in mezzo mucche e tori liberi, sotto la pioggia o, in Portogallo, tra interminabili campi di pomodori. Ho condiviso parte dei viaggi con persone di ogni nazionalità, tenuto un piccolo diario e timbrato tappa dopo tappa le “Credenziali del Pellegrino”, che conservo in una scatola dei ricordi».

Perchè cammina?

«Vi sono ragioni spirituali ma anche fisiche e mentali. Mi sento bene: superati i limiti della testa ne trae beneficio tutto il corpo, e agli eventuali dolori fisici non si pensa più. Ha anche influenzato il mio stato d’animo, insegnandomi a cogliere l’importanza delle piccole cose ed arrabbiarmi meno. Questa è la mia vacanza, le mie ferie. Intendo continuare finchè il mio fisico me lo permetterà».

Prossime avventure?

«Ad agosto il Cammino della Costa in Liguria, da Ponte San Ludovico per 340 chilometri in 12 giorni fino a Sarzana. Sarà un’esperienza indimenticabile. In futuro vorrei fare un cammino tra i monasteri norvegesi con il mio cane Black».