Inzago, restyling del municipio: sfrattati i partigiani

Polemica velenosa tra Comune e Anpi che è pronta a occupare

Il palazzo comunale

Il palazzo comunale

Inzago (Milano), 24 agosto 2016 - I lavori in corso in municipio sfrattano gli uffici comunali, l’amministrazione li trasloca e sfratta la storica sezione dell’Anpi. Esplode il caso all’ombra di piazza Maggiore, insorge l’associazione: "Decisione politica e inaccettabile, di qui non ci muoviamo: pronti ad occupare la sede". Dal Comune, per l’amministrazione di centrodestra, l’assessore Carlo Maderna: "Scelta obbligata per consentire agli uffici di lavorare durante i cantieri. La politica non c’entra: se qualcuno vuole strumentalizzare faccia pure". Un gigantesco ta tze bao in piazza, le prime sortite sui social ed ecco servita la prima bomba politica dopo le elezioni che, dopo decenni, hanno consegnato la città al centrodestra. Tutto inizia in municipio, dove sono in corso i lavori di restauro iniziati ormai da mesi, e dove, dai primi di settembre, occorre trovare spazio agli uffici Anagrafe e Tributi, otto dipendenti, che si trovano al pianterreno. Qui a breve partiranno gli interventi. "Quando abbiamo affrontato la problematica - così Maderna - ci siamo resi conto che non c’era un piano logistico. O meglio, ce n’era uno per noi assurdo, che prevedeva di accorpare dei servizi installando una parete divisoria del costo di quasi 50 mila euro". L’amministrazione ha invece scelto il check degli spazi pubblici, e guardato al centro comunale De Andrè di via Piola. Qui, così è stabilito, si andranno ad occupare pro tempore i locali dell’Informagiovani, alcune sale riunioni, e le sedi del Caf e appunto dell’Associazione Partigiani, che dispone da sette anni di un ampio locale per cui paga un affitto di seicento euro annui.

"Di queste intenzioni nessuno di noi sapeva niente di niente - dice la presidente della sezione Margherita Catanzariti, con il suo direttivo -. L’avviso di disdetta dell’affitto era stato inviato in luglio con una raccomandata che non ci è mai pervenuta. Siccome in primavera non ci era pervenuto nemmeno il bollettino per l’affitto, ieri mattina mi sono invece recata in Comune per chiedere come mai. E l’impiegata mi ha chiesto se “avevamo ricevuto lo sfratto“. Ecco come abbiamo saputo. Inutile dire che sono rimasta, siamo rimasti, senza parole". Al tavolo della sezione proclami di lotta: "Diciamolo subito - attacca Eugenio Fagnani, del direttivo - : da qui non ce ne andiamo. Speriamo in una soluzione condivisa di questa controversia. In caso contrario, siamo pronti ad occupare la sede. La politica? C’entra eccome. Questi locali non servono davvero agli uffici".

Ormai è un caso. "Non è quello che volevamo - ancora Maderna -. L’emergenza c’è ed è lì da vedere. Potevamo procedere con lo sfratto e stop. All’associazione abbiamo invece dato un’alternativa, concedendo l’uso dell’auditorium, 20 giornate l’anno, per cinque ore ciascuna. Più che sufficienti, crediamo, per portare avanti le attività". Alternativa non dignitosa per l’Anpi: "Non siamo uno sportello di consulenza, ma un’associazione che lavora tutto l’anno, e che necessita di spazi e tempi adeguati".