Omicidio di Cernusco, un rebus: mancano arma, movente e luogo

Orrore nella cava. L’ultimo amico, unico indagato, respinge le accuse

Gabriella Fabbiano, 43 anni, è stata uccisa con un colpo  di pistola

Una foto tratta dal profilo Facebook di Gabriella Fabbiano, la donna uccisa e avvolta in un telo di cellophane, trovata all'interno di una cava abbandonata a Cernusco sul Naviglio (Milano), 06 dicembre 2012.

Cernusco sul Naviglio, 9 dicembre 2016 - Sulla scrivania degli inquirenti un solo nome, quello di Mario Marcone, e tanti punti interrogativi. La tragica fine di Gabriella Fabbiano, la 43enne trovata senza vita lunedì pomeriggio nel laghetto della cava Merlini di Cernusco sul Naviglio, resta un mistero. Un rebus, per il momento, di difficile soluzione. L’attività investigativa prosegue senza sosta, con la speranza di arrivare a una svolta in tempi brevissimi.

La donna è stata uccisa con un colpo di pistola esploso dietro l’orecchio destro, poi il killer ha avvolto il cadavere in un telo di cellophane, appesantito da alcuni blocchi di cemento, e l’ha gettato nel bacino artificiale. Gabriella indossava un pigiama, era senza scarpe e con le mani legate: non dovrebbe essere stata assassinata nella sua casa di Cernusco, ma con tutta probabilità in un’abitazione nei pressi del giacimento. I pochi elementi certi non permettono ancora di escludere nessuno scenario, la pista più battuta però è sempre quella passionale. Proprio per questo motivo i pm titolari del caso, Francesco Cajani e Alberto Nobili, hanno subito iniziato a scandagliare la vita, soprattutto sentimentale, della donna. Una vita movimentata, un matrimonio fallito da cui aveva avuto due figlie e una serie di relazioni amorose. Ed è in questo ambito che è spuntato Mario Marcone, 42enne operatore ecologico di Pioltello e ultimo compagno della Fabbiano. Dall’altro giorno il suo nome è iscritto nel registro degli indagati nel fascicolo aperto dalla Procura di Milano per omicidio volontario. I carabinieri hanno già perquisito il suo appartamento in cerca di indizi utili all’inchiesta.

Marcone ha alle spalle un pesante precedente: due anni di carcere per aver provato a regolare i conti con l’ex moglie tentando di investirla con l’auto. Una fama di violento che l’ha allontanato dai fratelli e che l’ha seguito anche sul lavoro. Dipendente dell’azienda Sangalli, era stato infatti «respinto» dall’Amsa a causa della cattiva reputazione. «Io non so niente, non c’entro niente, non voglio sapere niente - le parole del netturbino intercettato davanti alla sua casa -. Gabriella? Solo un’amicizia, nessuna relazione. Lei era così, conosceva tanta gente. Qualche volta usciva con me, chiamava per chiedermi di darle una mano. E io gliela davo. Poi mancava per settimane intere, poi tornava e infine spariva di nuovo». Mario Marcone sta aspettando di essere interrogato dai magistrati, che intanto continuano a sentire gli ex amanti avuti dalla donna negli ultimi mesi e le persone a lei più vicine. Ai pm, ancora in attesa di ricevere l’esito delle analisi tossicologiche della vittima, l’operatore ecologico dovrà spiegare il rapporto con la Fabbiano e soprattutto le sue mosse nelle ore in cui si è consumato l’omicidio.