Cassano, la richiesta del Pdl al vicesindaco indagato: dimettiti

Caglio coinvolto nell'inchiesta sul Pignone replica: sto al mio posto

Il vicesindaco Vittorio Caglio

Il vicesindaco Vittorio Caglio

Cassano d'Adda (Milano), 7 settembre 2015 -  "Sarebbe meglio che si dimettesse da solo, noi comunque chiederemo al vicesindaco di fare un passo indietro". Eleonora Casirati, capogruppo Pdl, all’opposizione, traduce in politica l’indagine sul chiosco del Pignone, che coinvolge Vittorio Caglio e due dirigenti del Comune. "La classica goccia che fa traboccare il vaso - dice - ma la misura era già colma. Da sempre sosteniamo che la doppia veste di Caglio, vicesindaco e direttore della coop Punto d’Incontro, sia incompatibile". Nessuno entra nel merito dell’inchiesta della Procura di Lodi, ancora in corso - l’attività investigativa sarebbe concentrata per tutti sull’abuso di ufficio e una truffa in concorso - ma si mormora che avrebbe preso il via da un esposto dell’ex comandante dei vigili Flavio Rossio, nel frattempo trasferito a Melzo, che fece rimuovere il bar "ananasso" perché ritenuto non idoneo, innescando una reazione a catena. Il ricorso dell’ambulante di Inzago che aveva ottenuto la concessione, additato a sua volta da un esercente del centro, che per primo contestò la liceità dell’assegnazione.

La vicenda è nota, un po’ meno le implicazione dell’unico dato giudiziario certo finora: la condanna del Comune in sede civile a risarcire di 900 euro il proprietario del bersò «sfrattato» dalla spiaggia per mancato guadagno. La sentenza, la sola per il momento, entrata nel merito del percorso amministrativo, ora sottoposto a vaglio penale, ne ha di fatto confermato impianto e correttezza. "Altrimenti non saremmo stati costretti a rifondere il titolare del bar", fa notare Caglio, che esclude le dimissioni. «Da buon garantista rimarrò al mio posto». Sulla vicenda la Lega, in minoranza, è cauta: i lumbard hanno appena protocollato una richiesta di audizione in aula per il vicesindaco. "La situazione è complessa, bisogna fare chiarezza - spiega il capogruppo Andrea Moretti -. Le indagini non sono chiuse, cred però che Caglio ci debba una spiegazione. Gli riconosco di aver annunciato il proprio coinvolgimento nella vicenda (è stato lo stesso vicesindaco a diffondere a giugno una nota in cui spiegava di essere indagato) vorremmo che proseguisse in quel solco". Casirati, invece, ha scelto un’altra strada: "Dopo i noti fatti del passato, (la condanna di amministratori del centrodestra e di imprenditori per le mazzette sul Pgt fantasma, ndr) rinfacciati a tutti per anni, il centrosinistra ha creato l’assessorato alla Legalità, ma a quanto pare non è in grado di far la morale a nessuno". A scaldare ulteriormente gli animi c’è una delibera di giunta approvata giovedì che destina 7mila euro al pagamento delle spese legali dei funzionari inquisiti. La richiesta di patrocinio da parte dei dipendenti è garantita dalla legge (ne sono al contrario esclusi i politici). "Siamo assolutamente convinti della loro estraneità ai fatti - dice Caglio - per questa ragione abbiamo accolto l’istanza".

barbara.calderola@ilgiorno.net