Cassano, inchiesta del Pignone: vicesindaco davanti al giudice

Fissata l’udienza preliminare per Caglio e altre tre imputati

I controlli dei vigili al bar Ananasso nel 2013

I controlli dei vigili al bar Ananasso nel 2013

Cassano (Milano), 22 ottobre 2016 - L'inchiesta dell'Ananasso finisce davanti al giudice:  è stata fissata per il 23 novembre al Tribunale di Lodi l’udienza preliminare sul caso giudiziario che da tre anni tiene banco a Cassano d’Adda, cioè dall’estate del 2013. Gli imputati sono il vicesindaco Vittorio Caglio, i funzionari comunali Luigi Villa e Marco Galbusera e Laurent Colombo, presidente della società Enjoy Tribe,  che ai quei tempi aveva in gestione l’area fluviale del Pignone. I reati ipotizzati? Abuso d’ufficio per Villa, Galbusera e Caglio, estorsione continuata per Colombo. Sempre di estorsione deve rispondere il vicesindaco che è anche accusato di falso ideologico. I reati sarebbero stati consumati in concorso. «Su questa vicenda ribadisco quanto ho sempre affermato - ha detto il sindaco di centrosinistra Roberto Maviglia, che non cambia rotta -. Confido nel fatto che questo procedimento giudiziario serva a chiarire l’estraneità di Caglio e dei dipendenti comunali ai fatti contestati». Anche il presidente di Enjoy Tribe si dice sereno: «Ben venga tutto ciò - ha fatto sapere  Colombo - considerando l’assoluta infondatezza delle accuse che mi sono state rivolte. Nell’estate del 2013 ho solo fatto ciò che gli organi competenti mi avevano detto di fare, ritengo inoltre che il vicesindaco e tutti gli altri coinvolti nella vicenda abbiano agito dal punto di vista etico e morale in modo corretto e preciso. Sono molto tranquillo e pronto a rispondere a quanto mi verrà chiesto per fare chiarezza una volta per tutte su questa vicenda». Taglia corto, invece, il vicesindaco raggiunto telefonicamente:  «No comment», sibila Vittorio Caglio.

I fatti, come detto, risalgono al settembre del 2013, quando il Bar Ananasso viene smantellato dall’area del Pignone, assegnata in gestione tutta l’estate all’associazione Enjoy Tribe, che vi colloca strutture ricreative e sportive in accordo con il Comune. Ad opporsi da subito all’installazione del chiosco a forma di ananas l’allora comandante della Polizia Locale Flavio Rossio che ingaggia un braccio di ferro con la sua stessa amministrazione. Alla rimozione del bar il Comune si oppone, annullando lo sfratto. Seguono vari esposti alla Guardia di Finanza e l’apertura del fascicolo. L'ipotesi accusatoria più pesante riguarda i contributi in denaro che la titolare del chiosco sostiene di aver versato per settimane ai gestori del Pignone per poter rimanere sull’area. Accuse finora sempre smentite dagli interessati. Spetterà al gup di Lodi, a questo punto, stabilire la verità.