Cassano d'Adda, l'inchiesta sul bar Ananasso coinvolge il vicesindaco

Probabili avvisi per abuso d’ufficio e truffa in concorso. La replica: "Sono sorpreso"

I carabinieri al bar Ananasso di Cassano  per un controllo

I carabinieri al bar Ananasso di Cassano per un controllo

Cassano d'Adda (Milano), 28 giugno 2016 - Un ananasso indigesto, notifiche d’indagine dalla Procura al vicesindaco, a due dirigenti del Comune e all’ex gestore della spiaggia del Pignone: avvisi di garanzia probabilmente in arrivo per abuso d’ufficio e truffa in concorsoL’atto - notificato al vicesindaco Vittorio Caglio, ai responsabili comunali degli uffici Commercio e Cultura e Tempo Libero e al responsabile dell’associazione Enjoy Tribe, che due anni fa si aggiudicò la gestione estiva dell’area fluviale del Pignone - è firmato dalla Procura di Lodi (allora competente per l’area cassanese) su indagine della Guardia di Finanza di MelegnanoAtto che informa di una richiesta di proroga d’indagine sull’ormai nota querelle sulle autorizzazioni al chiosco a forma di ananas, che vivacizzò l’estate e l’autunno e ebbe già ampio risalto sui giornali. L’indagine si spingerebbe anche oltre, puntando alla verifica della regolarità dell’intera operazione di cessione in gestione dell’area, proprietà Italcementi, e per quella sola estate trasformata in spiaggia attrezzata con lettini, canoe, stand di benessere e sport all’aria aperta.

Il chioscogestito da una ambulante di Inzago, si installò sulla spiaggia in luglio. Subito partì un esposto sulla regolarità dell’autorizzazione, firmato da un’esercente della frazione. A estate ormai finita, e dopo un acceso confronto fra le mura comunali, l’iniziativa tranchant dell’allora comandante della Polizia Locale Flavio Rossio, che stabilì la non conformità del chiosco in quel sito e ne prescrisse la rimozione anticipata, poi avvenuta. Di contro, la posizione dell’ufficio Commercio del Comune, che ha sempre sostenuto la regolarità dell’iter seguito e che, nel gennaio successivo, annullò con atto formale i verbali della Polizia Locale. Poi un lungo silenzio, la dipartita del comandante, ora in servizio a Melzo, ma due filoni d’inchiesta aperti. Il primo, in sede civile, si è concluso nei mesi scorsi. Il Giudice di Pace ha accolto le richieste della titolare del chiosco sul mancato guadagno, disponendo un risarcimento da parte dell’ente pubblico. Pochi giorni fa, le notizie dalla Procura. Sulla vicenda, immediatamente, una nota del vicesindaco Vittorio Caglio.

"Apprendo con stupore, tramite notifica dell’atto di competenza della Procura del Tribunale di Lodi, che informa sulla richiesta di proroga delle indagini riconducibili alla questione autorizzativa del chiosco bar Ananasso, di essere fra i soggetti coinvolti nelle indagini in corso. Tale procedimento è un atto dovuto nella misura in cui ci siano un esposto o una denuncia di parte fatta alle autorità competenti. Per rispetto delle autorità procedenti e degli altri soggetti coinvolti non entro in dettagli che potrebbero inficiare le indagini ancora in corso. In merito alla mia posizione ho già disposto con il mio legale perchè informi il Tribunale della mia disponibilità a essere sentito volontariamente come persona informata sui fatti". Infine: «Sono sicuro che la giustizia farà chiarezza sulla vicenda riconoscendo la regolarità dell’iter seguito dal mio assessorato e dagli uffici di competenza, ai quali esprimo tutta la mia fiducia e stima".