Carugate, autobus rapidi e corsie riservate? No, grazie. Vogliamo solo il metrò

Mobilitazione per il prolungamento della verde

Metro linea 2

Metro linea 2

Carugate (Milano), 21 luglio 2017 - "Studiamo pure, ma noi vogliamo il metrò". Carugate sceglie la via della chiarezza sul prolungamento fantasma della Linea 2 della Verde da Cologno, attesa da 30 anni e un’altra volta in bilico. Mercoledì il sindaco Luca Maggioni ribadirà al tavolo convocato a Palazzo Marino quello che anche gli altri colleghi del tracciato sostengono (Vimercate, Concorezzo, Agrate e Brugherio): "Cerchiamo la soluzione migliore, ma non trinceriamoci dietro palliativi". Cioè bus con corsie dedicate, una delle possibilità sul piatto.

Si riparte dai 500 milioni del vecchio progetto diventato una chimera a causa dei costi impossibili per le asfittiche casse pubbliche. "Non possiamo che scendere", dicono gli amministratori, che insistono, però, nel sottolineare che si tratta "di un’opera vitale per il territorio". "Su due fronti - chiarisce Maggioni - come fattore di sviluppo e per la salvaguardia dell’ambiente, che vede tutti a favore a parole, ma nei fatti è un’altra storia". Secondo l’ultima versione cristallizzata nel Piano mobilità dolce di Milano (Pums), i treni dovrebbero fermarsi a Brugherio. I pendolari, poi, proseguirebbero su gomma, in stile Bus Rapid Transit, un sistema diffuso negli Stati Uniti e nel Nord Europa. Una soluzione decisamente più economica, "ma inadeguata a risolvere il rebus del traffico che ci attanaglia", ancora il sindaco.

Pollice verso sul capolinea in Brianza anche dal primo cittadino di Brugherio, Antonio Marco Troiano, che grazie ai varchi che due anni fa permisero di catturare Claudio Giardiello, il killer del tribunale di Milano, ha contato i passaggi d’auto in via dei Mille, dove dovrebbe sorgere la stazione della Verde: sono 9 milioni l’anno, ai quali si aggiungerebbero lavoratori e studenti decisi a muoversi con i mezzi. "Scelta impossibile". Una buona notizia c’è. Fra qualche giorno Comuni e Regione sborseranno 200mila euro per approfondire l’opzione che dovrà salvare capra e cavoli. Cioè i risicati bilanci pubblici e l’esigenza di dotare, finalmente, di vagoni leggeri un’area fra le più industrializzate d’Europa.