Carugate, tentato sequestro in oratorio: "Nessun traffico di bambini"

La Procura esclude l’ipotesi di un’organizzazione criminale. Oggi l’udienza di convalida dell’arresto dei due kenioti

L'oratorio di Carugate

L'oratorio di Carugate

Carugate (Milano), 18 ottobre 2017 - Tentato rapimento di tre bimbi a Carugate, oggi l’udienza di convalida dell’arresto dei due kenioti che domenica pomeriggio hanno seminato il panico nel foyer del cinema parrocchiale Don Bosco. Sarà il gip a decidere sul fermo per tentato sequestro di persona dell’uomo e della donna, 38 anni lui, 34 lei, catturati dai carabinieri di Vimercate poche ore dopo il fatto. Il tempo di rintracciarli, grazie alle testimonianze raccolte fra genitori e avventori, 150 persone, tutte corse ad assistere alla proiezione del film “Baby Boss”. I militari non hanno dubbi sulla natura dell’accaduto, del tentativo di sottrarre tre piccoli, di 11, 10 e 7 anni, hanno parlato mamme e papà presenti al bancone del bar, dove è successo tutto in meno di un minuto. Sono loro, insieme ai collaboratori del parroco, ad aver messo in fuga la coppia di amici e sempre loro hanno chiamato il 112. "Ora, ti porto via", avrebbe detto la presunta rapitrice, visibilmente alterata secondo don Simone Arosio, responsabile dell’oratorio. Intanto, il procuratore di Monza, Luisa Zanetti, esclude che l’accaduto sia "da ricollegare a organizzazioni dedite al traffico di esseri umani". La madre di uno dei bambini nel mirino racconta: "Voleva sottrarlo". Mentre il sindaco Luca Maggioni aspetta che "l’inchiesta faccia luce sulla vicenda", la politica non lesina commenti. Riccardo De Corato mette in guardia "dal buonismo che serpeggia fra alcuni giudici".

"Non vorrei che i due kenoti venissero rimessi subito in libertà", aggiunge il capogruppo in Regione di Fratelli d’Italia. Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera e coordinatore lombardo di Forza Italia, affida ai social il proprio pensiero: "Un episodio grave in un luogo, come l’oratorio, destinato alla serena convivenza e che ci induce ad alzare il livello di attenzione". Ricostruzione complicata per gli inquirenti alle prese con la difficoltà a esprimersi degli arrestati, che risiedono in città. Li conoscono in parecchi, da ambienti investigativi filtra un’indiscrezione, lei potrebbe avere qualche problema di natura psichiatrica. Circostanza che, se confermata, attenuerebbe la sua posizione.