Bussero: "Siamo l’eccellenza della sanità italiana. Ma non abbiamo un medico sotto casa"

Il sindaco di Bussero ha deciso: protesterà contro la cronica mancanza di camici bianchi

Sul territorio è ormai emergenza: 600 malati passano  da un sostituto all’altro

Sul territorio è ormai emergenza: 600 malati passano da un sostituto all’altro

Bussero (Milano), 19 gennaio 2017 - «Se non si sbrigano, scendo in piazza e raccolgo le firme». Il sindaco di Bussero ha deciso: protesterà contro la cronica mancanza di camici bianchi. «Siamo un’eccellenza mondiale, ma non abbiamo il dottore sotto casa». Curzio Rusnati è arrabbiato. Da mesi è bombardato da lamentele di pazienti, a rischio medico di famiglia. «Sul territorio mancano anche i pediatri, i genitori sono disperati», aggiunge il sindaco. La situazione è esplosiva: «Da noi, 600 malati passano da un sostituto all’altro e altri 3mila resteranno orfani a breve. Altri due specialisti lasciano la condotta per raggiunti limiti di età, uno con 1.500 iscritti, l’altro poco meno».

L’ansia dilaga per strada e sul web. «È comprensibile la preoccupazione di chi non capisce se, quando, e chi sarà ad occuparsi di lui. Ho scritto all’Ats a luglio – racconta Rusnati – dicono che provvederanno, che stanno monitorando, ma di fatto non ci sono soluzioni». Tutto è nato da un gesto di bon ton che i professionisti uscenti si sono concessi: un cartello appeso negli ambulatori per avvisare che se ne andranno a breve.

«In cima alla lista dei disagiati ci sono gli anziani. I vertici sanitari ci dicono che non dobbiamo limitarci a curare il nostro orticello, che dobbiamo ragionare in termini di bacino, ma non posso accettare che un 80enne salti sul metrò e arrivi a Gorgonzola o a Cassina per farsi fare una ricetta di un farmaco salvavita. Nessuno che abbia buon senso può venirci a dire che tutto questo è logico».

Alla base del terremoto che riguarda l’intera Regione, c’è il meccanismo di pensionamento dei professionisti, con un aumento esponenziale di richieste, che nel giro di due o tre anni potrebbe lasciare scoperti centinaia di migliaia di lombardi. «E questo nella migliore delle ipotesi – spiega Fiorenzo Corti, segretario della Federazione medici di famiglia – quella cioè in cui gli specialisti decidessero di lasciare a 70 anni, ma sembra che la maggior parte preferisca i 68, aggravando i termini della questione. Abbiamo calcolato che nel 2019 ne mancheranno più di 400».

A rimpiazzarli, sinora, sono solo 100 giovani l’anno (di cui 10 con borse finanziate dal Pirellone), in arrivo dai seminari che si svolgono nei sei poli formativi autorizzati (Milano, Brescia, Bergamo, Monza, Pavia e Busto Arsizio). Bussero e la Martesana al completo stanno già pagando sulla loro pelle gli effetti di questa situazione, «ma non intendiamo stare a guardare», avvisa Rusnati. Il braccio di ferro è solo all’inizio.

«Ma il tempo stringe. Bisogna aprire più bandi e incentivare il percorso di studi«, suggerisce il sindaco. L’ultimo appello sull’emergenza all’Ats Città Metropolitana - da cui dipendono i dottori da rimpiazzare - è arrivato dai nove comuni del Distretto 4: Bussero, Carugate, Cassina, Cernusco, Cambiago, Bellinzago, Gessate, Gorgonzola e Pessano. Tutti nella stessa barca, chiedono che il caos «finisca al più presto».