Attentato a Barcellona, Marco Erba: "Sono tornato sulla Rambla con mia figlia"

Lo scrittore cernuschese, e insegnante a Sesto, era in vacanza nella città spagnola

Lo scrittore Marco Erba

Lo scrittore Marco Erba

Cernusco (Milano), 20 agosto 2018 - Come spiegare a una figlia di sei anni l’attentato di Barcellona? Come motivare quei lumini accesi sul mosaico di Mirò, proprio dove lei, Beatrice, ventiquattro ore prima stava saltellando giocosa. Se lo è chiesto più volte il 36enne Marco Erba, insegnante cernuschese di lettere, padre di tre bambini e autore del romanzo “Fra te e me”, che proprio ieri pomeriggio è rientrato dalla Catologna, dove ha trascorso una breve vacanza insieme alla famiglia e ad un gruppo di amici, nei giorni del terrore.

E che risposta si è dato?

"Che, per quanto drammatici, questi avvenimenti non possono passare sopra la testa dei bambini ma vanno raccontati. Così, insieme a mia moglie, con parole semplici e tralasciando i dettagli cruenti, le ho spiegato cosa è capitato, dopo avere guardato insieme le immagini del telegiornale".

Come ha reagito?

"A modo suo ha capito, si è rattristata e anche spaventata. Ma poi è tornata tranquilla, vedendo che la vita a Barcellona continua a scorrere".

Dove eravate giovedì al momento dell’attacco sulla Rambla?

"Per fortuna non eravamo nel nostro albergo che dista pochi metri dal mercato della Boqueria. Siamo stato al parco Guell e poi a Barceloneta, non molto lontano dal luogo dell’attentato".

Come vi siete accorti di quanto stava accadendo?

"Si sentivano ovunque le sirene della polizia e gli elicotteri. Poi hanno fermato il metrò, chiudendo le fermate. Le notizie su internet hanno fatto il resto".

Le ore successive come le avete trascorse?

"La sera c’è stato il coprifuoco, i locali erano tutti chiusi. Qui si cena alle undici ma non c’era più in giro nessuno. Assurdo per una città come Barcellona".

Il giorno dopo?

"È stato toccante. Al contrario di molti suoi colleghi, la nostra guida turistica, Marina, ha deciso di portarci comunque in giro per mostrarci la bellezza di Barcellona. Ci teneva fortemente. Era commossa e noi con lei. Siamo stati sulla Rambla, a commemorare le vittime, e poi in spiaggia. A mezzogiorno, al suonare delle campane, tutto si è fermato".

Nel suo libro si è occupato del tema dell’adolescenza e così fa ogni giorno, da docente, nelle aule dei Salesiani di Sesto. Che messaggio portare ai ragazzi dopo un’esperienza simile?

"Sarà retorica ma c’è chi sceglie di odiare e distruggere e chi di amare e realizzare. I primi saranno dimenticati dalla storia, i secondi costruiranno il futuro. All’odio dobbiamo rispondere con la vita, dobbiamo continuare a vivere come sempre. A criticare, a ragionare ma senza polemiche sterili e inseguendo la bellezza".

Sul solco di questi eventi rischia di innsestarsi il seme del razzismo...

"Vero ma non dobbiamo confonderci. Ho ospitato a casa mia un ragazzo marocchino che nemmeno sapeva cosa fosse l’Isis e ha reagito con sdegno alle immagini degli attentati terroristici. A Natale ha voluto conoscere le nostre tradizioni e mi ha aiutato a fare il Presepe. Le persone, con le loro storie, vengono sempre prima".