L’Ananasso diventato indigesto a Cassano: in aula l’assessore e i funzionari

Udienza preliminare al Tribunale di Lodi, la querelle del Pignone arriva davanti ai giudici

Il chioschetto finito al centro della disputa

Il chioschetto finito al centro della disputa

Cassano d'Adda (Milano), 23 novembre 2016 - Udienza preliminare al Tribunale di Lodi sulla vicenda «bar Ananasso», la querelle del Pignone arriva davanti ai giudici. Approda in aula il caso che vede imputati il vicesindaco Vittorio Caglio (Pd), il responsabile dell’associazione sportiva che ebbe in gestione la spiaggia del Pignone nel 2013, Laurent Colombo, e due funzionari comunali, con capi d’accusa che vanno dall’abuso d’ufficio all’estorsione e alla truffa in concorso. L’avvio delle indagini risale all’autunno di quel medesimo anno. Mai pervenuto un atto d’archiviazione, si va davanti al giudice.

La vicenda è nota e i suoi esiti giudiziari sono attesi soprattutto in ambiente politico e comunale. L’udienza riguarda l’intera storia che ruota attorno al progetto di fruizione e gestione dell’area fluviale del Pignone, affidato nell’estate di quell’anno all’associazione sportiva Enjoy Tribe. Al centro, la questione del baretto a forma di ananasso, collocato sulla spiaggia per una parte dell’estate e che poi fu rimosso per presunta inottemperanza alla normativa sul commercio, per ordine dell’allora comandante della polizia locale cassanese Flavio Rossio.

Ma il braccio di ferro ‘interno’ fra uffici comunali e uffici della polizia locale si è poi evoluto in una ulteriore indagine, riguardante una presunta estorsione ai danni della titolare ed esercente del baretto che in merito, a suo tempo, presentò un esposto formale. Si sono sempre detti estranei ad ogni addebito il vicesindaco e il presidente dell’associazione e riserbo assoluto è stato mantenuto dai funzionari comunali, firmatari a diverso titolo degli atti poi finiti nelle mani della guardia di finanza. In tutta la vicenda, delicata in particolare è la posizione del vicesindaco e, di riflesso, dell’amministrazione comunale.

Solo due settimane fa, il sindaco Roberto Maviglia ha risposto pubblicamente a una interrogazione della consigliera di minoranza Eleonora Casirati in merito a un possibile ritiro delle deleghe a Caglio, confermando fiducia al vicesindaco e allo staff comunale: «Ero e resto certo - ha detto Maviglia - che i giudici verificheranno e attesteranno come il vicesindaco e i dipendenti comunali si siano condotti correttamente». Per la minoranza, in questa fase, una questione di trasparenza, «le dimissioni o il ritiro delle deleghe sarebbero state opportune considerando gli intenti programmatici di questa giunta, formalmente all’insegna della trasparenza e del rispetto assoluto della legalità».