L'agronoma di Gorgonzola: "Insegno l’arte di sporcarsi le mani"

Dalla Versilia alla Martesana a insegnare l’orto, la sostenibilità e la bellezza. In corsi d’agronomia e attivismo agricolo ma anche in contesti sociali

Sara Petrucci al lavoro nell'orto

Sara Petrucci al lavoro nell'orto

Gorgonzola (Milano), 8 aprile 2017 - Dalla versilia alla Martesana per insegnare l’orto, la sostenibilità e la bellezza. In corsi d’agronomia e attivismo agricolo ma anche in contesti sociali e di recupero da devianze e dipendenza: «Lavorare la terra è una potente medicina e la ricetta della sapienza». Sara Petrucci ha 37 anni, è toscana di Forte dei Marmi e agronoma specializzata in agricoltura biologica e orti sociali. In Provincia di Milano è arrivata nel 2008, reclutata per una consulenza in una cascina di Rozzano. Oggi la sua casa è principalmente la Martesana: qui insegna orticultura all’Accademia Formativa Martesana, è collaboratore attivo degli orti solidali alla Cascina Pagnana, è docente e collaboratore del corso di attivismo agricolo del Comune di Cassina de Pecchi, collabora con numerosi enti e aziende. In vista anche la pubblicazione di un libro: «Sull’orto biologico vero, che non è sola moda».

L’agricoltura bio, dunque: «C’è quella modaiola e quella vera. In quest’area collaboro con molte aziende agricole che ci credono davvero, vi investono. E i risultati arrivano: si lavora sulla rotazione, la biodiversità, e con un imperativo alla base di tutto, il rispetto dell’ambiente e della persona». La sostenibilità non è una chimera. «Assolutamente no. L’agricoltura oggi ha il compito di restituire all’ambiente, in termine di pulizia, sostenibilità e rispetto, quello che ha tolto in passato. Non è un segreto che ai campi e alle culture sia legato molto dell’inquinamento del passato». Alla Pagnana una collaborazione attiva agli orti solidali, «dove ho tenuto corsi, in contemporanea, nell’ambito del medesimo progetto, con altre lezioni a Carugate. Qui le persone imparano che coltivare in modo rispettoso è una cosa tecnicamente fattibile, e una grande soddisfazione».

L’attivata di insegnamento: «Insegno all’Accademia orticultura ai ragazzi del corso cuochi bio. E’ una parte di programma imprescindibile: i ragazzi imparano a inserire nei menu prodotti stagionali, e a sporcarsi le mani». L’orto anche come esperienza sociale. Sara collabora in orto con ragazzi disabili a Vimercate e sta collaborando a un progetto di orticultura con i ragazzi in fase di recupero terapeutico in una cascina del Parco Sud: «La pratica dell’orto è curativa, insegna ad occupare il proprio tempo, ad attendere i frutti del lavoro, e a dare il proprio contributo alla creazione di un mondo e una società migliori». Orticultrice nella professione, ma a casa? «Vivo a Milano, non me lo posso permettere per ora. Ma in realtà un piccolo orto non richiede grandi spazi. E’ possibile coltivare insalata e pomodori anche su un terrazzo, o in un minuscolo giardino«.