Cernusco sul Naviglio, 9 maggio 2014 - La sensazione era che quegli incontri culturali ruotassero intorno a «una lobby sanitaria». È il racconto a botta calda, dopo l’arresto di ieri, del pubblico dei convegni organizzati dall’associazione Tommaso Moro, longa manus (per gli inquirenti) del 75enne Gianstefano Frigerio. Il sodalizio, secondo i magistrati, serviva a stringere accordi illeciti e a incassare tangenti.

Alle serate di Cernusco sul Naviglio, hinterland di Milano, città dell’ex segretario regionale della Dc, sede distaccata del gruppo, una volta per presentare un libro, un’altra per ascoltare l’intervento del luminare di turno, «giravano medici importanti, direttori generali e direttori sanitari di mezza Lombardia. Gente da 300mila euro l’anno. Cose da matti», spiega un ex amministratore della zona, a cui Frigerio presentò Berlusconi in persona. «Si conoscono benissimo», aggiunge il sindaco del centrodestra, ormai fuori dall’agone politico.

La centrale del polo culturale di Frigerio era a due passi da piazzale Loreto, in via Doria a Milano, ma l’ex primo cittadino (di Cernusco) non aveva resistito a farne pure una succursale sotto casa. Molti, raccontano, «anche oggi, che in città non ha più nessun peso, non c’è un reparto dell’ospedale (l’Uboldo di Cernusco) che venga inaugurato senza che sia lui a tagliare il nastro».

Ma è il sodalizio intitolato all’autore di Utopia, europeista ante litteram, proprio come Frigerio, oggi membro dell’ufficio politico del Ppe a Bruxelles, che non a caso ha scelto l’umanista inglese di fine ‘400 come vessillo, ad essere finito al centro dell’inchiesta, che ha riportato in carcere l’ex tesoriere della balena bianca, già protagonista della prima tangentopoli (condannato in via definitiva per corruzione, concussione, ricettazione e finanziamento illecito).

Nessuno, però, dei frequentatori “ignari” dei summit cultural-politici sulle sponde del Naviglio ha mai sospettato che Frigerio, autore di fior di libri si interessasse ancora “di certi affari”. Nessuno immaginava che la Tommaso Moro fosse, come hanno spiegato i magistrati, «una cupola che pilotava gli appalti su Expo e raccomandava manager pubblici anche in campo sanitario».