Melzo (Milano), 25 aprile 2014 - Vittima di «stalking cittadino». Paola, 50enne con due figlie, è stata oggetto - scrive il giudice Fabio Roia - di una «propalazione diffamatoria e minacciosa, realizzata nel contesto cittadino di Melzo mediante l’affissione di scritti e di immagini». E tutto perché, nel maggio 2009, aveva denunciato per maltrattamenti il suo ex fidanzato Alessandro T., rampollo di un’ importante e conosciuta famiglia di immobiliaristi della città. Nelle motivazioni della sentenza che ora ha condannato lui a un anno di reclusione, il tribunale elenca alcune delle angherie anonime subite all’epoca dalla donna in città.

Il manifesto appeso in una pasticceria col titolo «Indovina indivinello chi è lo psycho del paesello?», oppure le foto di tre cartucce ricevute per posta accompagnate da frasi come: «Abbiamo seguito i vostri movimenti... potevamo sequestrare una delle tue figlie...». O un’altra lettera con foto-pallottola: «Paola hai sbagliato tutto, non ci dovevi denunciare! Sei sola contro troppi e il coraggio ai morti non serve...». Persino i carabinieri del paese non sembravano insensibili alle sorti di Alessandro e del fratello gemello. Quando i due denunciano di essere stati appena minacciati da Paola con un’arma, tre pattuglie di carabinieri piombano addosso alla donna e alla figlia mentre sono al bar in pieno centro e le perquisiscono sotto gli occhi di mezzo paese.

«Attività di polizia definibile quantomeno anomala se non abnorme - scrive il tribunale - e costituita da una perquisizione (...) realizzata con uno spiegamento di forze irrazionale». Non basta. A conferma «di una certa “contiguità relazionale”, sempre i carabinieri - ricorda il giudice - provvidero a notificare a Paola a mani proprie una lettera con cui l’Unità psichiatrica dell’ospedale invitava la donna a un colloquio». «Fatto di gravità inaudita e privo di precedenti - scrive il tribunale - un’attività (...) realizzata in aperta violazione del codice della riservatezza, contenendo certamente la missiva dei dati sensibili personali».

Quanto ai maltrattamenti subìti ad opera dell’ex fidanzato che saltuariamente beveva troppo, oltre alla denuncia di Paola (difesa dall’avvocato Patrizio Nicolò) c’erano le testimonianze della ex di lui, di un amico e del padre della vittima. E c’era il certificato medico rilasciato dall’ospedale di Treviglio Caravaggio dopo un’aggressione subìta da Paola, presa per il collo e sbattuta contro il muro. Tutta la vicenda, comunque, è complessa e ha dato origine ad altri fascicoli processuali che finiranno prima o poi davanti a un tribunale. E, più in generale, ha prodotto quella che il giudice Roia definisce «profonda e diffusa crisi relazionale, interessante diversi soggetti abitanti nella cittadina di Melzo. tanto da potersi definire la vicenda coma una ipotesi di stalking di natura ambientale di ampia diffusione e probabilmente di matrice bidirezionale».