Segrate, 1 aprile 2014 - Si possono dire tante cose di Jerome Kerviel, ma non che non sia un tipo sorprendente. Nei primi anni 2000 era un impiegato modello, dedito al lavoro ed efficiente; poi nel 2008 fu al centro di uno scandalo finanziario che fece tremare le banche di tutta Europa: la banca per cui lavorava, Société Générale, lo ha accusato di aver esposto, con le sue operazioni spericolate e con i suoi investimenti ad alto rischio, l’istituto a una perdita di circa 5 miliardi di euro, con conseguenze a catena sui mercati di tutta Europa.

Poi ancora è stato un imputato al centro di una causa, nata dallo scandalo, che per mesi ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica francese. Oggi è molte cose diverse: un condannato a tre anni di reclusione e, dice, un uomo nuovo. Non solo: è anche un pellegrino che, dopo aver incontrato Papa Francesco, sta facendo a piedi il cammino da Roma a Parigi. «Mi sono messo a camminare per riordinare le idee», dice.

Kerviel è arrivato ieri mattina a Segrate per raccontare la sua storia fuori dal comune: invitato dal sindaco, Adriano Alessandrini, che aveva letto della sua vicenda e lo ha subito contatto via Facebook, l’ex trader ha fatto tappa nel centro della Martesana dove ieri ha incontrato cittadini e associazioni e oggi, alle 18, vedrà i ragazzi delle scuole. «Vorrei poter dire che il mio è un cammino di fede, ma non credo sia la parola giusta. Il mio è più che altro un cammino di testimonianza: quello che vorrei dire a tutti coloro che incontro lungo la mia strada è che non sappiamo mai ciò che la vita può regalarci e, anche quando la disperazione mostra il volto più cupo, esiste un domani, un giorno nuovo. Io ora sto bene anche se non ho più niente se non la certezza che, al mio rientro in Francia, dovrò andare in prigione. Anzi, potrebbero arrestarmi anche in questo momento».

Anche come latitante, Kerviel è sorprendente: non scappa ma cammina, non si nasconde ma, al contrario, non vede l’ora di raccontare a tutti chi è: «Non seguo esattamente il percorso della Francigena ma cambio strada di volta in volta, in base agli inviti che ricevo, come questo di Segrate. Da quando cammino, ossia da fine febbraio, quello di oggi è il primo incontro di questo tipo in Italia, ma in Francia, dove la mia storia è più nota, ne ho ricevuti a decine».

Il pubblico segratese è curioso, lui risponde senza patemi anche del suo passato: «Il mondo delle banche è come un’anestesia, in cui contano solo i risultati che riesci a ottenere. Lavoravo 18 ore al giorno tutti i giorni, a stipendio fisso, non a percentuale sui guadagni: davo il massimo, perché così mi era stato insegnato e perché quello era il mio lavoro. Ora che ho cambiato vita, nonostante la condanna sono un uomo più felice».