Milano, 23 gennaio 2014 - «Eh, per forza! Poi i 700 sai dove vanno» «Lo so lo so... E c’è andata anche bene questa volta!» Ridono. «Ehhh. Questo Commissario è fantastico!» «Madonna santa! Incredibile! Che roba!». I settecentomila euro - si diceva in una telefonata del 15 maggio 2011 fra due manager della società di smaltimento rifiuti Daneco Impianti - erano per Luigi Pelaggi, il «commissario» governativo «fantastico», che le tonnellate di nerofumo contenuto nell’ex Sisas, ex polo chimico di Pioltello Rodano (est di Milano), avrebbe fatto trattare come qualcosa di meno pericoloso, così da inviare (grazie alla truffa delle etichette) in siti - in Italia e a Waco in Germania - che il nerofumo non potevano contenere, ma gli esiti declassificati del suo trattemento si.

Bastava cambiare un numero, e la scoria pericolosa assumeva un più neutro e tranquillizzante codice 191212, facilitandone lo smaltimento. Giochi di prestigio con guadagno per, quasi, tutti — a parte la collettività e l’ambiente. Ci guadagnavano la società che, con una gara al ribasso (viziata) si aggiudicava l’appalto (ma la Daneco Impianti Srl quell’appalto non lo avrebbe dovuto ottenere, in quanto priva del certificato antimafia, e anzi interessata da inchieste su smaltimento dei rifiuti in odor di camorra): appalto comunque da 35 milioni e 600 mila euro, poi aumentati grazie a due perizie ad hoc a 38 milioni e 719 mila.

E ci guadagnava il commissario straordinario che, da telefonate intercettate e otto incontri monitorati in bar centrali e storiche piazze romane (Porta Pia), successivi a prelievi di denaro da parte dei corruttori, ci avrebbe tirato su «almeno» 700 mila euro. Roba da mettere in una cassetta di sicurezza «più grande», frutto della diligente ricerca di una fiscalista tuttofare, o da investire - febbrile il monitoraggio immobiliare della miglior Roma - in palazzi in via Sistina.

È stato arrestato ieri mattina Luigi Pelaggi, che vanta un pedigree di nomine politiche romane: capo della segreteria tecnica dell’ex ministro - allora all’Ambiente - Stefania Prestigiacomo, già commissario straordinario per l’emergenza idrica delle isole Eolie, e segretario tecnico della commissione che nell’agosto 2011 concesse all’Ilva di Taranto l’Autorizzazione integrata ambientale (per questo Pelaggi è accusato dalla Procura di Taranto di «avere orientato la commissione nella direzione richiesta» dagli stessi Riva).

Ed è Pelaggi a venire nominato, con decreto dell’aprile 2010 del presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, commissario straordinario per il sito di interesse nazionale ex Sisas, per cui l’Italia rischia entro marzo 2011 la procedura d’infrazione europea da 400 milioni di euro, vista la mancata bonifica di 280 mila tonnellate, sparse in tre discariche e su 330 mila metri quadrati. La bonifica viene effettuata (l’Italia scampa la macroscopica multa), ma come?

A rispondere sono i sei arresti di ieri, eseguiti dai carabinieri del Noe di Milano e Roma, ordinati dal gip Luigi Varanelli, sul lavoro della Procura (Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Paola Pirotta) e della Dda (Piero Basilone). In 425 pagine, il romanzo del traffico illecito di rifiuti che tra i reati snocciola corruzione e truffa aggravata allo Stato. Agli arresti, oltre Pelaggi, il presidente della Daneco Impianti Srl, Francesco Colucci, e l’amministratore Bernardino Filipponi; ai domiciliari Fausto Melli, membro del Cda della Sogesid spa, all’epoca direttore dei lavori del cantiere del sito, Luciano Capobianco, nel cda della Sogesid, e Claudio Tedesi, consulente tecnico del Commissario Straordinario ma, soprattutto, trait d’union con la grande gestione dei rifiuti che parte dalla Sadi di quel Giuseppe Grossi (deceduto) e che portò allo scandalo dell’interramento di scorie speciali e tossiche nelle fondamenta del quartiere modello Santa Giulia. E poi ci sono 38 indagati: tra i funzionari regionali, anche il direttore generale dell’Arpa Lombardia, Umberto Benezzoli.
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