Cassina De' Pecchi (Milano), 16 gennaio 2014 - «Sono piombati a casa sua improvvisamente, senza che lui sapesse nulla». Il racconto è di chi è cresciuto insieme a Paolo Bovi, il «sesto Modà» ai domiciliari con l’accusa di aver molestato quattro minori, nel 2011. Le indagini sono partite solo qualche mese fa, quando finalmente i ragazzi sono riusciti a raccontare quegli episodi, gli abbracci e gli sfregamenti che fino ad allora non avevano avuto il coraggio di ricordare. Molestie «di lieve entità», le definisce il giudice, che ha voluto così intendere che non si sarebbe consumato alcun rapporto sessuale completo.
Ad avvalorare la tesi dell’accusa c’è anche quella lettera firmata dal parroco in cui lo stesso prete, in seguito alla confessione di una delle presunte vittime, consigliava a Bovi di «farsi seguire da uno specialista» e soprattutto di non farsi più vedere in oratorio. Una lettera cui non era seguita alcuna segnalazione alle forze dell’ordine, sia a causa del segreto del confessionale e sia, forse, per la reputazione del quarantenne, che alla fama dei Modà aveva preferito le lezioni di chitarra in parrocchia.
Da chi lo conosce bene prende forma il ritratto di un ragazzo che, nonostante i 40 anni, sembrava non voler mai crescere. Per questo, pensavano in molti, Paolo Bovi era rimasto così legato al mondo dell’oratorio, sempre circondato da ragazzini anche fuori dalle mura parrocchiali, stringendo amicizie che, in molti casi, hanno lasciato un segno importante su diverse generazioni di cassinesi. Era lui l’uomo di fiducia dei parroci che si sono susseguiti nel tempo, cambiavano i preti ma Bovi restava sempre lì. A lui venivano affidate le chiavi del bar, del cinema, della sala ricreativa, a lui si rivolgevano i ragazzi quando avevano bisogno.
Lui, l’idolo che aveva contribuito a fondare i Modà ma che pure non aveva mai smesso di insegnare musica a chiunque, con umiltà. E che forse, stando ai pm Daniela Cento e Lucia Minutella, avrebbe sfruttato proprio questo suo ascendente per avvicinarsi morbosamente ai ragazzi. Sempre in oratorio avvenne anche il suo primo incontro con Francesco «Kekko» Silvestre, anche lui cassinese, leader e voce della band. Sono passati poco più di vent’anni da quel pomeriggio d’estate, quando i Modà iniziarono a diventare realtà. Anche dopo la lettera del parroco, in molti in città lo avevano visto in giro con ragazzi più giovani, pur senza alcuno scandalo dato che, per lavoro e per passione, Bovi aveva sempre trascorso molto tempo con i più piccoli. Fino a martedì mattina almeno, quando alla caviglia del sesto Modà è scattato il braccialetto e sulle sue spalle è piombata un’accusa pesante quanto un macigno.
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