Segrate (Milano), 21 ottobre 2013 - «La Martesana è già stata martoriata dai lavori della BreBemi e della Tem, almeno le trivellazioni del metano ce le potevano risparmiare». Dopo aver chiesto delucidazioni alla Regione con un’interpellanza Paolo Micheli, consigliere regionale per il Patto Civico con Ambrosoli presidente, si schiera con il fronte dei critici aperto nei giorni scorsi dal neonato comitato No Triv contro il progetto di ricerca di idrocarburi che la società Mac Oil sta portando avanti con il benestare del ministero dello Sviluppo.

«Le risposte che ci sono arrivate dalla Regione sulle indagini di ricerca di gas metano in Martesana confermano quanto è emerso grazie alle assemblee cittadine e ai media locali — spiega Paolo Micheli — Il nostro territorio è già stato sottoposto in passato a studi simili, oltre che a opere che hanno avuto e avranno un forte impatto ambientale. Quello che si prospetta, anche se per il momento è solo un’ipotesi, non sembra da meno».

La risposta scritta del Pirellone chiarisce in modo puntuale quello che avverrà: «Il programma dei lavori di ricerca ‘Melzo’ è suddiviso in due fasi: la prima finalizzata a indagini e valutazioni, compresi i dati sismici per una lunghezza di 15 chilometri; la seconda risulta subordinata alla conferma della presenza di situazioni geominerarie meritevoli di approfondimento con la previsione eventuale della perforazione di uno o due pozzi esplorativi».

Dalla Regione sono arrivate anche delucidazioni sulla procedura della Valutazione di impatto ambientale: «La prima fase è esclusa dalla Via, in quanto non prevede impatti significativi sul territorio come da decreto regionale 1.256 del 2012. Gli studi e le valutazioni necessari saranno condotti mediante l’elaborazione delle informazioni oggi reperibili anche presso precedenti operatori minerari; mentre l’indagine geofisica, se necessaria, sarà effettuata con il metodo “vibroseis”, senza movimenti di terra né utilizzo di esplosivi».


I precedenti di ricerca nel sottosuolo della Martesana di giacimenti di gas metano risalgono agli anni ‘50, quando l’Agip aprì 18 pozzi tra Brugherio, Lambrate e Cernusco, spingendosi fino a quasi 3mila metri di profondità. In quell’occasione i pozzi risultarono sterili. Negli anni ’80 a riprovarci fu l’Eni, che in effetti trovò idrocarburi nel campo Malossa, tra Cassano e Treviglio, dove furono effettuate trivellazioni oltre i 6mila metri, anche se il progetto non proseguì.


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