Trezzo sull'Adda, 15 agosto 2013 - In fila, fuori dalla porta dei sindaci, chiedono casa. È l’esercito dei vecchi e nuovi poveri: quelli che ci sono sempre stati, e quelli che hanno perso il lavoro e non ce la fanno più. Succede quasi ogni giorno a Trezzo e negli altri Comuni della zona, un tempo isole felici, oggi reduci da cinque anni di crisi dura. I primi cittadini si sono rimboccati le maniche per dare una risposta alla domanda di case abbordabili, quelle a prezzi possibili.

Ma ci sono anche i destinatari di sfratti esecutivi, famiglie con figli che rischiano di finire in mezzo alla strada. Gli appartamenti «pubblici» in città sono 205, metà comunali, metà dell’Aler. Ed è su assegnazioni, liste d’attese e «soluzioni creative» che ci si concentra per venirne a capo. Incontri a ripetizione fra l’amministrazione e l’Azienda regionale hanno portato ad aprire uno spiraglio su una ferita tutta trezzese: il fallimento della palazzina in autocostruzione di via Salvador Allende. Dieci nuclei impegnati a tirarsi su l’appartamento, che hanno dovuto arrendersi davanti alla débacle della coop Alisei (ha portato i libri i tribunale), alla testa della sperimentazione varata dalla vecchia Giunta Milanesi.

Il sindaco Danilo Villa ha chiesto ad Aler di trasferire al Comune la proprietà della palazzina incompiuta. Per contro, si impegna a trovare i fondi necessari al suo completamento, 800mila euro. «Arricchiremmo il nostro patrimonio immobiliare, acquisendo altre dieci case, utili in casi d’emergenza - spiega il primo cittadino - Aler, recuperebbe l’inevstimento fatto in questa impresa (altri 800mila euro) riscuotendo gli affitti. L’abbiamo proposto alla dirgenza dell’Azienda pochi giorni fa: l’idea ha fatto centro». Un po’ meno le dieci famiglie che nel weekend, per due anni, hanno lavorato alacremente alla costruzione dei loro trilocali. Una casa da sogno, dicevano, diventata incubo.

Dal summit Comune-Aler è uscita la soluzione a un altro problema annoso: la manutenzione degli alloggi popolari. «Le lamentele degli inquilini sono continue, e l’Azienda non riesce a dare una risposta soddisfacente», spiega Villa. Da qui l’idea di puntare sul capo-casa. «Ovvero una persona di riferimento per ogni stabile in grado di snellire gli interventi e tramite il Comune di fornire indicazioni utili anche sulle aziende che effettuano le riparazioni. Spesso questi appalti gestiti da Aler, portano in città imprese molto lontane dal territorio con tutti i problemi del caso».

barbara.calderola@ilgiorno.net