Gorgonzola, 11 luglio 2013 -  «Dovete farci una sola promessa: che lo prendete». Una richiesta a filo di voce, fra abbracci e lacrime. Così Nerio e Roberta Papetti, genitori disperati della giovane Beatrice, investita e uccisa da un pirata della strada sulla Padana superiore, al sindaco Angelo Stucchi e al comandante della Polizia locale Angelo Pierni, più volte, nel corso della giornata, al cancello della loro abitazione. Una giornata lunga e dura, di lacrime e dolore, di assedio dei cronisti, di confusione. Le cure dei sanitari al mattino per la mamma di Beatrice (CHI ERA BEATRICE PAPETTI - GUARDA LE FOTO), portata in ambulanza al Pronto soccorso. L’andirivieni degli amici, l’affetto di tutta la città.

La forza e il garbo di Nerio Papetti, padre orfano di una figlia sedicenne, al quale il destino ha imposto l’esperienza più allucinante che si possa immaginare: autista per i Vos (Volontari Ospedale Serbelloni), di turno l’altra notte, è stato il primo a vedere sull’asfalto il corpo martoriato della sua ragazzina morente. A due passi dalla porta di casa.

«Mi hanno sostituito subito, è chiaro. E ho capito subito che non c’era niente da fare. Ne ho viste troppe, in trent’anni». Una certezza: «L’auto andava forte. Mia figlia era almeno a 70, 100 metri dal luogo dell’impatto». La rabbia: «Non posso non domandarmi come si possa investire una persona e scappare. Per mia figlia non sarebbe cambiato niente. Ma era mia figlia. Io mi fermo anche per un cagnolino». La vita, ora. «Ho un’altra ragazza da tirare grande».

Francesca, sorella minore inconsolabile. Sotto choc pure il cugino Giovanni, che ha attraversato con Beatrice la Provinciale in bicicletta e assistito all’incidente. Un attraversamento al cardiopalma, su una strada a scorrimento veloce, nel buio, per andare dal centro alla Cascina Mirabello, complesso antico, ristrutturato di recente. I ragazzi l’avevano probabilmente fatto molte altre volte.

L’altra notte sul cammino di Beatrice si è piazzata un’auto pirata, su cui lavorano senza sosta i carabinieri. «Si consegni», l’appello della prima ora del padre. Ma le ore sono passate senza che nessuno si facesse avanti. Si indaga visionando con certosina precisione le riprese delle telecamere collocate a pioggia sull’asse dell’ex Statale. Intanto solo dolore e lacrime nell’appartamento dove la famiglia Papetti si era trasferita da qualche mese.

In mattinata le parole dei parenti affidate a un amico di famiglia, Riccardo Di Martino: «È una tragedia terribile, Beatrice era cresciuta con mia figlia». In giornata, un andirivieni continuo. Di ragazzi e amiche della sedicenne, di cittadini qualunque, e anche di personalità pubbliche e amministratori vecchi e nuovi. La famiglia è molto conosciuta e stimata. Lo zio della ragazza uccisa, Fabio Papetti, è impegnato in politica ed è stato a lungo consigliere comunale.

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