Segrate, 1 settembre 2012 - Macché, non c’è pace pace a Segrate per la Lucchini Artoni. Né tantomeno per i residenti che vicino al conglomerato bituminoso ci abitano. Già perché i lavori nella fabbrica non accennano a diminuire, e i fumi e le puzze irritanti, di conseguenza, stanno diventando sempre più insopportabili. E poco cambia la corrente fresca che sta dando un po’ di respiro a tutto il Nord Italia, se sei obbligato a tenere sbarrate le finestre per evitare dolori e irritazioni: «Dolori agli occhi e bruciori di gola sono i primi sintomi - spiega Gian Paolo Vanoli, del comitato Cittadini non sudditi -. Così avanti non si può andare eppure i macchinari alla Lucchini non si spengono mai. Qualcuno sa dirci perché?».

«Inutile - continua - scrivere sulla Costituzione che la salute del cittadino deve essere tutelata, quando poi si permette alle aziende di buttare nell’aria tutti i veleni possibili. Allora tanto varrebbe cambiare la Costituzione scrivendo che a essere preservata sarà la salute delle aziende», tuona il segratese.
E intanto anche sulla rete non mancano i messaggi di denuncia dei cittadini: «Dicono che è assurdo che ci lamentiamo solo ora per gli odori di via Tiepolo, dato che la Lucchini è lì da cinquant’anni - scrive Sisto, sul nostro sito www.ilgiorno.it -. Peccato che queste puzze sono venute fuori solo adesso, quindi pregherei chi non conosce gli argomenti di cui si parla di evitare commenti, addirittura ponendosi come giudice».
«Qui la situazione sta diventando davvero invivibile - gli fa eco Git - Vi prego, qualcuno deve intervenire e deve farlo subito».

A intervenire allora, «in assenza degli enti preposti, ci penseremo noi cittadini - attacca ancora Vanoli -. Stiamo preparando per la fine di settembre una grande manifestazione per dire basta a chi avvelena impunemente l’area. Se non ci muoviamo noi d’altronde... Ci siamo dati tempo qualche settimana per fare tutte le cose in regola, chiedendo le dovute autorizzazioni alla questura. Ma non temete - promette Vanoli -. Con o senza autorizzazioni noi manifesteremo pubblicamente la nostra rabbia. Perché di una sola siamo convinti: le autorità hanno il dovere di tutelare i cittadini, preima degli interessi di qualche azienda».

gabriele.gabbini@ilgiorno.net