Vimodrone, 11 maggio 2012 - Quella via di Vimodrone doveva essere un luogo simbolico. La piazza sulla quale immolare nel modo più eclatante chi aveva sbagliato. Ne sono convinti gli investigatori dei carabinieri del gruppo di Monza che stano indagando sull'omicidio di Giuseppe Nista, il 44enne, fratello del boss Domenico Nista, affiliato alle famiglie della 'ndrangheta più attive in Lombardia. Insomma, l'omicidio avvenuto giovedì mattina nel centro di Vimodrone è stata una esecuzione in piena regola, pensata e messa in atto con l'obiettivo di punire la famiglia Nista e di mandare un messaggio agli altri affiliati della zona.

È stato ucciso a colpi di pistola in via dei Mille, lungo il tragitto che ogni mattina percorreva da casa al lavoro. Avrebbero potuto sparagli mentre era in coda nel traffico del mattino oppure fermo a un semaforo. Avrebbero potuto più facilmente colpirlo in una zona poco frequentata della periferia. Invece hanno voluto ucciderlo nel cuore della città, davanti agli occhi di decine di testimoni. Perché, nel pieno rispetto del codice della mala, quella esecuzione non passasse inosservata.

Sono stati 6 i colpi inferti con una pistola semiautomatica 7.65 da un commando che ha agito con freddezza sconvolgente. Tanto determinati che appare persino difficile pensare a killer locali.

I militari al comando del colonnello Giuseppe Spina stanno indagando a tutto campo, senza trascurare nessuna pista, convinti che gli elementi raccolti nelle prime 72 ore possano essere fondamentali per la soluzione del caso. Sul tavolo dei militari sono tornati tutti i fascicoli delle inchieste sulla 'ndrangheta della Martesana e della Brianza che proprio i carabinieri di Monza aveva condotto fino allo scoro anno.

Nomi, rapporti, alleanze e persino antipatie, vengono passate al vaglio per cercare di capire perché Nista sia stato punito. Tutte le testimonianze rese dal fratello Domenico Nista ai magistrati in un rapporto di collaborazione con la giustizia che non è mai stato giudicato pieno e attendibile, vengono oggi ripassati al vaglio. Non è escluso che Domenico, attualmente in carcere a Torino, possa essere risentito. Nelle loro indagini gli investigatori non trascurano nemmeno un fatto accaduto 4 anni fa. Giuseppe Nista era stato accusato di tentato omicidio per aver accoltellato un conoscente per motivi di sentimentali. Il movente d'onore potrebbe essere il più banale, ma anche quello che può portare ad una soluzione.

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