Cassano d'Adda, 21 marzo 2012 - Cava di Groppello, convenzione firmata: «Vicenda chiusa dopo una trafila lunga vent'anni». L'accordo siglato nei giorni scorsi dal Comune di Cassano d'Adda e dalla Calcestruzzi spa, titolare del grande giacimento sulla Provinciale per Vaprio sancisce, previa una revisione delle carte e dei progetti oggetto di ultradecennali trattativa e contenziosi, la cessione all'ente pubblico di due porzioni di aree cavate per 150mila metri quadrati, che saranno ripristinati, teatro di interventi di rinaturalizzazione e riqualificazione e poi trasformati in zone per il relax e lo svago all'aperto.

Alla Calcestruzzi il Comune permetterà l'uso, con un contratto d'affitto che porterà nelle casse comunali 10mila euro l'anno, della porzione di terreno a ridosso dell'ingresso al giacimento, necessaria per la movimentazione di merci e mezzi pesanti. La proprietà, infine, proseguirà l'attività di escavazione sul tratto ancora oggetto d'autorizzazione successiva a una nuova valutazione d'impatto ambientale, quello verso Cascina Motta, circa 700mila metri cubi.

La cessione delle aree avverrà per lotti distinti, consente al Comune il recupero di terreni strategici e allontana, una volta per tutte, lo spettro di una possibile discarica, aleggiato per diversi anni in passato attorno all'area cavata. Nel perimetro dell'area permane una porzione di proprietà della società di smaltimento rifiuti Ecodeco, circondata dal terreno pubblico: «Non rappresenta un rischio». La vicenda cava, insieme a quella del Linificio, può essere a buon titolo definita uno dei tormentoni dell'ultimo ventennio amministrativo cassanese.

L'ultimo atto risale ancora una volta all'amministrazione Sala, nel corso della quale la trattativa produsse almeno formalmente un accordo, rimasto poi incomprensibilmente al palo. «Abbiamo impiegato un pò di tempo a chiarirci le idee - spiegano il sindaco Roberto Maviglia e l'assessore all'Ecologia e Lavori Pubblici Andrea Gaiardelli - sinchè di fatto non abbiamo individuato il pasticcio, tutto nelle carte. Nelle aree di cessione erano inserite quelle all'ingresso e in uscita dal sito, e di fatto un accordo era in realtà non concretizzabile. Si disse che era tutto a posto, ma in realtà non era a posto nulla, e la vicenda, come si sa, venne tirata per le lunghe, ancora una volta incomprensibilmente».

La storia del rapporto fra il Comune e la società titolare del giacimento è lunghissima: una prima convenzione fu elaborata nel 1992 dall'amministrazione di Giorgio Costa, sotto Bestetti sindaco si battagliò contro un'ipotesi di discarica, sulla questione tornarono le giunte Casati e Sala, «ora chiudiamo il cerchio - spiega ancora Maviglia - con due risultati che reputiamo entrambi importanti.

L'acquisizione delle aree, e la conclusione del contratto d'affitto che garantisce un introito all'amministrazione comunale, di questi tempi non male». Il futuro? «Pensiamo alla realizzazione di aree pubbliche per lo sport e il relax all'aria aperta. I progetti c'erano già, saranno messi in atto man mano che le cessioni si concretizzeranno».

di Monica Autunno

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