Cassina de' Pecchi, 9 dicembre 2011 - «Bisogna guardare in faccia la realtà e prenderne atto: o si firma l’accordo con la Jabil oppure da mercoledì si resta tutti a casa»: Christian Gambarelli, segretario della Fim-Cisl di Milano, spezza il fronte di netta opposizione alzato dalla Fiom dopo l’incontro di lunedì con l’azienda. «Non avalleremo mai un documento che prevede la cessazione di attività alla Jabil», aveva detto Marcello Scipioni.

«Evitiamo le posizioni di principio - replica Gambarelli -: la resistenza a oltranza rischia di non portare a niente. Senza un patto la Jabil se ne andrà lo stesso e una fabbrica chiusa e presidiata dagli operai non sarà appetibile sul mercato. Aprire una causa legale contro la proprietà non è una buona soluzione».


Gambarelli, i lavoratori devono accontentarsi?
«Il piano dell’azienda è stato inaccettabile sin dall’inizio, ma a questo punto è molto meglio portare a casa almeno gli ammortizzatori sociali per 20 mesi, piuttosto che il licenziamento immediato».


Quindi al tavolo di martedì in Regione la Fim firmerà l’accordo?
«Fim, Fiom e Uilm firmeranno tutti insieme lo stesso accordo. Nessuna sigla toglierà le castagne dal fuoco all’azienda, ma i sindacati devono prendersi la responsabilità di una delle due scelte: restare sulle barricate, con tutte le conseguenze per i 324 lavoratori o accettare il percorso proposto dalla stessa Jabil».

Allora chi ha il coltello dalla parte del manico?
«L’azienda, che purtroppo non può modificare in alcun modo il piano di dismissione e che tra l’altro ha avanzato per prima l’ipotesi di aprire otto mesi di cassa integrazione in deroga più altri 12 di straordinaria».

A quale condizione però?
«L’unica: riconoscere la cessata attività. Martedì definiremo nel dettaglio quali politiche attive di sostegno ai lavoratori la Jabil intende fornire, sul periodo minimo di otto mesi. È chiaro che come Fiom e Uilm punteremo al massimo: i sei mesi non rinnovabili sono insufficienti».

Poi cosa succederà?
«Ripartirà la cassa integrazione a rotazione e la ricerca di un acquirente. Ma il mercato è fermo».