Cassano d'Adda, 27 novembre 2011 - La cava di prestito per la Brebemi spaventa e preoccupa, questo è certo, ma a Cascine San Pietro la voglia di parlarne è poca. Troppa l’amarezza per anni di sconfitte ambientali in un territorio che va controvoglia verso la modernizzazione.

La piccola frazione di Cassano al di là di Adda e Muzza ha conservato intatta la sua vocazione contadina e le tradizioni di un tempo ma deve fare i conti con le più moderne ma impattanti infrastrutture. Un migliaio di abitanti, una manciata di negozi intorno alla Parrocchia, qua e là cascine e cascinali mescolati a più moderne villette e condomini. In lontananza ma non troppo l’alta velocità e il cantiere per l’autostrada Brebemi: il nuovo asse che collegherà per 62 km le province di Milano Bergamo e Brescia alternativo e più a sud rispetto alla A4.

Tra pochi giorni, dunque, verrà «aperta» la cava di prestito per fornire il materiale necessario alla realizzazione dell’infrastruttura. Per l’esattezza, saranno prelevati due milioni e mezzo di metri cubi di ghiaia e sabbia in tre anni. Nel 2013 la Brebemi dovrebbe entrare in funzione.

Tornando a Cascine, l’area degli scavi occupata da campi agricoli si estenderà su un’area di 100.000 metri quadrati e lascerà tra tre anni un enorme buco profondo 27 metri, colmo d’acqua di falda. Una sorta di lago artificiale.

Il Comune, retto da sei mesi da una giunta di centrosinistra, è riuscita almeno a strappare la titolarità dell’area cavata, adeguate misure di mitigazione e un rimborso economico che dovrebbe aggirarsi attorno a 1,3 milioni di euro. Denaro che però non ripaga gli sfiduciati cittadini della frazione.

 

I clienti della drogheria lo dicono chiaramente: «Non sappiamo cosa farcene dei soldi, questa cava andrà a toccare irreparabilmente una zona di fontanili, portando via il terreno agricolo più fertile del territorio. Dopo il quadruplicamento della ferrovia, l’alta velocità e la Brebemi con la cava di prestito abbiamo proprio toccato l’apice; questo territorio è ormai flagellato». C’è poi chi, consapevole che non sarà possibile fermarla, pensa alle limitazioni dell’impatto ambientale: «Speriamo che sistemino le ‘dune’ di protezione, magari piantumandole così che tra qualche anno possano essere ben tenute e non abbandonate». Si tratta della collina di terra che Brebemi sta realizzando a Cascine, là dove c’era la demolita Cascina Lina, per «proteggere» il borgo dal rumore della ferrovia. Prati e piste ciclabili per 1400 metri.

Adele Giussani, che da 13 anni gestisce un wine bar, racconta: «Da un lato, egoisticamente, il passaggio di mezzi ed operai ci permette di lavorare discretamente. La cava però non fa piacere a nessuno perché rovina il territorio e l’unica speranza è che dopo gli scavi l’area venga ripristinata. C’è poi anche la paura che attorno all’autostrada nasca un’area logistico-industriale». Poche ma chiare parole anche al bar del paesino: «Chiediamo che la maggior parte del rimborso economico per la cava venga utilizzato per Cascine, perché i disagi li abbiamo noi, non Cassano – racconta il barista - Ci siamo opposti da quando hanno iniziato a parlare di cava di prestito ma non è servito a nulla e per quella che una volta era una frazione tranquilla ci saranno presto nuovi disagi».