Pioltello, 5 novembre 2011 - Omicidio volontario premeditato. La follia d’amore potrebbe costare cara a Vittoria Orlandi, la dottoressa di 28 anni che martedì mattina, dopo una lite furiosa in un parcheggio di Pioltello, ha sgozzato Patrizia Reguzzelli, la moglie del suo amante che l’aveva lasciata per tornare dalla consorte. Anche lui è medico. Marzio Brigatti ha 33 anni più dell’assassina. Stamattina è in programma l’interrogatorio di convalida del fermo della giovane davanti al gip di Milano Enrico Manzi. Il pm Maria Vulpio è convinta che l’amante abbia agito seguendo un piano preciso, messo a punto in anticipo. A provarlo, quel coltellaccio da cucina che ha usato per eliminare la moglie nascosto nel cruscotto della sua Volvo.

 

Tutto ruota attorno alla tormentata storia fra i due professionisti, finita sotto i colpi della differenza di età. Un legame di cui la famiglia della dottoressa ignorava l’esistenza fino alla telefonata dei carabinieri che, martedì, li ha avvisati dell’accaduto.  Il padre di Vittoria è un imprenditore sulla breccia da 40 anni, è sempre stato molto presente nella vita della figlia, ha la stessa età dell’ex convivente di Vittoria. Marzio dopo un annetto di vita in comune con la ragazza, aveva deciso di tornare in famiglia. «I genitori non si capacitano della scelta sentimentale della mia assistita – spiega il difensore Antonio Di Cicco -. Non serve scomodare Freud per capire che alla base di quel rapporto c’era la ricerca di una guida».


A confermare questa tesi, è stata la stessa assassina durante l’interrogatorio che ha preceduto la confessione, mercoledì all’alba. «Fra me e Marzio non c’era sesso sfrenato. Trascorrevamo ore e ore sdraiati sul letto a parlare». «Siamo annichiliti», dicono i genitori. Gli Orlandi guardano terrorizzati al destino di Vittoria che in cinque minuti si è rovinata la vita. L’amante intanto ha trascorso la sua prima notte in cella tra i tormenti del rimorso in preda a un forte trauma. È controllata a vista, come avviene in questi casi. «Si sta rendendo conto di quel che è successo», conferma il legale.


Scontata la decisione
del gip sulla conferma del suo arresto, attesa per mezzogiorno. Di Cicco chiederà comunque i domiciliari: «Non ci sono esigenze di custodia cautelare in attesa del processo». Il legale ha le idee chiare sulla strategia da seguire: «Chiederò il rito abbreviato. Vittoria è rea confessa. Nonostante ci sia stata una violenta colluttazione fra le due donne, non possiamo certo invocare la legittima difesa. Ma contesteremo la premeditazione.

 

La Orlandi è arrivata all’appuntamento con il coltello, è vero, ma mancano altri elementi che confermino la progettualità del delitto». Il destino della dottoressa dipende tutto da questo. Senza la prova che il 2 novembre aveva deciso di eliminare la rivale, potrebbe cavarsela con 18 anni. Altrimenti rischia di passarne dentro 30. L’indagine è delicata. Gli investigatori stanno passando al setaccio la vita del medico che ha trascorso l’intera giovinezza sui libri senza grilli per la testa. «A 24 anni era laureata, era sempre chiusa nella sua cameretta a Cerro Maggiore», raccontano amici di famiglia.

 

La sua passione era il cervello, e lei specializzanda in neurochirurgia al San Raffaele lo conosceva perfettamente. Non aveva fatto i conti però con certi blackout. Così quando ha sentito Patrizia dire che doveva lasciare in pace Marzio perché aveva la stessa età di sua figlia, Vittoria non ci ha visto più. «Quella così lì non la volevo sentire», ha detto ai carabinieri. Ha afferrato il coltello, che ha riferito di avere portato «per precauzione», e ha colpito senza pietà. Secondo il suo legale, Vittoria potrebbe aver perso il lume della ragione in quel momento. «Sto valutando di sottoporla a una perizia per accertarne l’eventuale infermità mentale». Oggi l’autopsia sul corpo della vittima.