Segrate, 31 ottobre 2011 - Non c'è pace alla Lucchini Artoni di Segrate, già oggetto di un sequestro operato dalla polizia provinciale per la violazione delle norme ambientali e ora scossa da un nuovo terremoto: la paura amianto. Dopo i rifiuti non smaltiti e già ritrovati dalla Provincia, ora spuntano pure i campi di eternit. Sono sempre i cittadini a segnalare le lastre in fibrocemento (mix di cemento e amianto) lungo le mura di cinta dell’azienda specializzata in costruzioni e movimento terra. «Un cumulo di almeno 15 metri di lunghezza e uno di profondità», indicano gli stessi cittadini, «proprio al confine con un campo agricolo e lasciato lì a deteriorarsi da chissà quanto tempo».

 

Un'immagine che non fa che aggravare le già forti preoccupazioni degli abitanti, spaventati in primis da fumi e odori che, a detta degli stessi residenti, rendono l’aria quasi irrespirabile. E ora ci si mette pure l’eternit. Tale prodotto, che nella sua forma solida e compatta non tende a rilasciare sostanze tossiche, diventa pericoloso nel momento in cui risulti spaccato o lasciato a deteriorarsi. In queste condizioni infatti, possono essere rilasciate nell’aria o nel terreno fibre di amianto, la cui inalazione è responsabile di patologie irreversibili che colpiscono l’apparato respiratorio (con il rischio di tumori polmonari, mesoteliomi o asbestosi).

 

«L’abbiamo scoperto nella prima decade di ottobre - raccontano ancora alcuni residenti, che tuttavia preferiscono restare anonimi -. Purtoppo, complici l’erba alta e il fatto che il cumulo è semi sotterrato ce ne siamo accorti solo ora, ma a giudicare dallo stato di abbandono direi che sono lì da molto più tempo».

 

Con i conseguenti rischi per la salute «Dobbiamo aspettare che accada qualcosa di irreparabile prima di agire? - la protesta -. Questa azienda è nata nel segno dell’abusivismo e continua a fare ciò che vuole. Come mai?». Un abusivismo che nasce da lontano, da quando in via Tipolo c’era solo la vecchia Artoni. «I primi cenni dalla ditta si hanno nel 1962 - proseguono i cittadini, documenti comunali alla mano -, quando i proprietari chiesero la sanatoria dei locali costruiti senza permessi e di un impianto mobile per la produzione di bitume». «Nel ’98 l’attuale Lucchini Artoni - aggiungono -, che tra l’altro ha come attività principale quella delle costruzioni strade e mai si parla di produrre cemento, presenta nuova richiesta di sanatoria per un impianto di conglomerato bituminoso in base al condono edilizio. Anch’essa accolta. Ora basta, questa ditta non può fare ciò che vuole sulla pelle di noi cittadini».