Segrate, 5 ottobre 2011 - Un «angelo» in servizio permanente. Un maresciallo abituato ad aiutare la gente e che, ancora una volta, è riuscito a salvare la vita a un uomo rimasto vittima di un infarto su un campo da calcio. Senza defibrillatore e con pochi strumenti, il maresciallo è stato capace di compiere un piccolo miracolo, tenendo in vita un amico fino all’arrivo dell’elisoccorso. È Nicola Adamo l’uomo del giorno, il maresciallo melzese dell’Aeronautica militare che lunedì pomeriggio ha evitato che un malore si trasformasse in tragedia. Il fatto è accaduto sul campo da calcio di Novegro mentre con lo sfortunato amico, un 50enne di Segrate, stava allenando le squadre dei pulcini. «Non sono un eroe, ho solo fatto il mio dovere», afferma Nicola, infermiere 39enne in servizio nel reparto di cardiologia dell’Istituto Medico Legale dell’Aeronautiva Militare. «Ero a cento metri di distanza dall’allenatore - racconta - e mi trovavo di spalle quando all’improvviso ho sentito i ragazzini strillare, mi sono girato e ho visto il mio amico accasciato a terra. Appena mi sono reso conto di quanto stava accadendo, sono intervenuto immediatamente».

 

Sul campo è scattato il panico, ma il sangue freddo e l’abilità professionale sono state decisive. «Era diventato cianotico - prosegue nel racconto - e le vie aeree erano ostruite e il polso non batteva più: l’attività cardiocircolatoria era completamente assente». Una situazione tra le più critiche, resa drammatica dall’assenza di un defibrillatore sul campo. «Sono riuscito ad aprire le vie aeree, ho subito iniziato il massaggio cardiaco e la respirazione cardiopolmonare - ricorda il maresciallo - sono riuscito a tenerlo in vita per sette minuti, fino all’arrivo dell’elisoccorso». Sono stati momenti durissimi, che sembravano non passare mai. «A volte si riprendeva, ma in altri momenti ero sul punto di perderlo - aggiunge Adamo -. Poi, quando sono arrivati i medici rianimatori del 118 la situazione è migliorata, perché in pochi minuti lo hanno intubato e gli hanno somministrato i farmaci adeguati. Sono stati molto bravi, sono riusciti a salvare la vita al mio amico». L’allenatore ora sta meglio: è ricoverato in ospedale, ma non è in pericolo di vita.