Segrate, 22 settembre 2011 - Inchiesta T-red, ennesima fumata nera. Sono passati tre anni ormai dallo scandalo che, partito da Segrate, si è esteso a macchia d’olio in tutta Italia. Trattasi dei famosi «vampiri rossi», o, per essere più chiari, gli impianti semaforici controllati da una videocamera pronta a immortalare l’avventato guidatore che si azzardi a passare col rosso.        

Semafori intelligenti, secondo le autorità, «succhiasangue» stando invece agli ignari modelli fotografati all’incrocio. Il pm Alfredo Robledo ritiene che quel breve intervallo di tempo tra lo luce gialla e quella rossa fosse il frutto di un disegno truffaldino: in altre parole, i semafori sarebbero stati modificati per generare multe in quantità e arricchire le casse comunali. Tant’è, resta il fatto che le indagini, cominciate nel 2008, si sono concluse lo scorso febbraio con la richiesta di rinvio a giudizio per 33 persone, tra cui il sindaco segratese Adriano Alessandrini, il comandante dei vigili urbani Lorenzo Giona e il suo vice Dario Zanchetta, con le accuse di turbativa d’asta e truffa. Per non parlare delle oltre 250 richieste di costituzione di parte civile presentate dai tanti multati.

E qui si chiude il tuffo nel passato. Già perché ieri, al termine della terza udienza preliminare al Tribunale di Milano, sarebbe dovuto arrivare il verdetto del gup sulle numerose richieste di parte civile. «Doveva», perché in mattinata è arrivata invece l’ennesima doccia fredda: «Non è successo nulla», il commento sconsolato dell’avvocato Maria Francesca Fuso, che cura 180 delle 250 istanze presentate. «Il giudice ci ha comunicato che sarà trasferito - racconta il legale - e, di conseguenza, non si occuperà più del caso, che passa a un altro magistrato».

Risultato? «Semplice, tutto rimandato alla prossima seduta del 29 novembre, quando finalmente avremo qualche indicazione sia sulle parti civili che sulle eccezioni di competenza territoriale». La difesa infatti, che per quanto riguarda il sindaco Alessandrini è curata da Pietro Gabriele Roveda, aveva avanzato dei dubbi sulla competenza territoriale al fine di spostare il processo, probabilmente a Como, sede di quella Cts che si occupava della gestione dei T-red. Un cambio di sede che, secondo molti tartassati, permetterebbe di guadagnare altro tempo, obbligando le parti a ricominciare tutto l’iter daccapo con un altro giudice.

«Più o meno quello che è successo in questo caso - tuona però la Fuso - dato che siamo ancora all’udienza preliminare dopo oltre tre anni anni dall’inizio dell’inchiesta e i reati di turbativa d’asta, per esempio, vanno in prescrizione dopo sette anni e mezzo». Non solo: «Alcuni dei miei assistiti si riferiscono a casi avvenuti nel febbraio 2003, questo significa che sono già caduti in prescrizione. Poi danno la colpa agli avvocati se i processi vanno per lunghe»