Segrate, 7 settembre 2011 - «Tutto a posto, tutto regolare. Il centro commerciale, così come verrà realizzato, ci trova d’accordo». Augusto Schieppati, Pd di ferro, all’epoca dell’approvazione era segretario cittadino del partito a Segrate. Benedisse insomma l’ingresso tecnico del centrosinistra nella giunta di centrodestra. Ma non parlategli di papocchio. «Non entrammo per approvare solo quel progetto - ricorda -: per capire bisogna tornare ai fatti del 2007. Era gennaio c’erano problemi in maggioranza. Problemi seri. Il gruppo di Franco Iapicca teneva in scacco la giunta, noi e il consigliere dei Verdi Biagio Latino ricevemmo minacce in consiglio. Il sindaco (Adriano Alessandrini) chiese aiuto a tutte le forze politiche cittadine per andare avanti. Un anno dopo firmammo un accordo programmatico, un pacchetto di progetti da approvare fra cui le abitazioni della Boffalora, per citare un esempio, la convenzione con il privato da rispettare e il centro commerciale».
Ma anche su questo c’è da chiarire. «Inizialmente - aggiunge Schieppati - doveva sorgere a San Felice, e noi ci opponevamo a questa soluzione. Il Pd presentò un ordine del giorno, in cui si chiedeva di situarlo nell’area dell’ex Dogana (come poi è avvenuto ndr), la viabilità speciale (opere di raccordo con la Brebemi per cui il pubblioc non avrebbe più avuto i soldi ndr) e il declassamento della Cassanese a strada urbana nei tratti in cui entra in città». Su questi paletti si creò «una maggioranza trasversale», ricorda l’ex segretario. E da qui quello che viene chiamato incucio sospetto dalla Procura di Monza che indaga su un presunto giro di tangenti nell’hinterland fra Sesto e Segrate. «Rispettiamo profondamente il lavoro dei magistrati - ancora Schieppati -, non ho mai avuto sentore di bustarelle che girassero attorno a questo progetto. Se poi ci sono stati comportamenti personali sbagliati, vedremo. Ma per saperlo dobbiamo aspettare l’esito delle indagini. Il sindaco non è indagato, né altri. Personalmente sono garantista. L’interesse pubblico legato all’Idroscalo Center è evidentissimo».
Diverso il discorso sull’altro filone che ha portato Segrate all’attenzione degli inquirenti: Piero Di Caterina, grande accusatore di Filippo Penati, ha dichiarato di aver pagato tangenti ad Alessandrini. Il sindaco ha annunciato querela e bollato il tutto come «una vendetta postuma» per avere perso la gestione dei bus. La Caronte, società di Di Caterina, dopo una gara d’appalto ha dovuto cedere ad Atm. «C’è stata una gara, credo che Alessandrini sia pronto a consegnare il faldone della vicenda», conclude Schieppati.
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