Gorgonzola, 01 settembre 2011 - «In pista ma senza animali»: nella città che si ripopola esplode la querelle circense. Lo spettacolo nel mirino è quello del Mexican Circus, compagnia itinerante di origine ferrarese, orgoglio del titolare Paolo Codanti, quinta generazione sotto il tendone. Una delibera comunale di Gorgonzola datata 1993, coeva o quasi del «Regolamento per i diritti degli animali» approvato dall’allora giunta di centrosinistra, marchia Gorgonzola come «Comune animalista» e sancisce il «non si passi» a spettacoli viaggianti, circhi o fiere che si servono di animali. E dal 1993, in città, non si è più esibito un circo con zoo al seguito.     

Eppure a luglio è stata firmata l’autorizzazione al Mexican, la cui carovana è arrivata in città ieri e si prepara ad alzare il tendone venerdì sera. È pur sempre tutto regolare perché la legge nazionale supera un regolamento «etico» della singola amministrazione. Ma la levata di scudi di molti cittadini animalisti è indignata. Mentre il titolare del circo si dice «assolutamente tranquillo», la polizia locale invita al buon senso: «Verificheremo, come è nostro dovere, che gli animali siano trattati adeguatamente», spiega il vicecomandante Antonio Pierni. Il sindaco Walter Baldi smussa: «Il circo si farà, questa polemica è donchisciottesca. Se necessario cambio il regolamento su due piedi».

Il Mexican Circus, compagnia a gestione familiare in viaggio estate e inverno sulle strade della Penisola, in aprile ha chiesto al Comune di Gorgonzola l’autorizzazione per il periodo dal 2 all’11 settembre, ottenendola a luglio. Oltre a giocolieri e clown scendono in pista quattro cavalli avellinesi («prelevati in un mattatoio»), tre caprette, due oche, due lama e un cornuto esemplare di bovino watussi africano. La firma dell’autorizzazione, ai sensi della normativa nazionale è in contrasto con il regolamento locale, datato ma sempre in vigore . Ed ecco l’insurrezione.

Prima fra tutti, tuona la responsabile dell’Ufficio diritti animali, Elisa Cezza: «So benissimo che la legge nazionale supera i regolamenti locali e capisco le ragioni del circo, ma il Comune non era obbligato all’autorizzazione. Qualcuno ha sbagliato di grosso. Basterebbe ammetterlo e cercare un compromesso: ad esempio, uno spettacolo senza animali. Altrove è stato fatto e per i cittadini che hanno condiviso lo spirito del regolamento avrebbe significato molto. Tutto ciò non è una bella figura».

Paolo Codanti ha un avvocato e la certezza di essere nel giusto: «Vi sono state sentenze precedenti in nostro favore. Sono tranquillissimo, ma anche rammaricato che ci si ostini a considerare la presenza degli animali nel circo come una forma di maltrattamento. Gli animali lavorano e viaggiano con noi. Li comperiamo, ci rendono e ci affezioniamo a loro: perchè li dovremmo maltrattare?». Questone etica, si potrebbe dire: «Per carità. Se un puntiglio etico mette a rischio il lavoro di famiglie, forse occorrerebbe riflettere. Ci sono animali che fanno vite d’inferno, ma non sono certo i nostri». Ma un circo senza animali? «Non esiste. Ci ha provato Nando Orfei e ha fallito. La gente vuole gli animali. Sotto il tendone si applaude di più un pony che un triplo salto mortale. È sempre stato così, e lo sarà sempre».