Inzago, 9 luglio 2011 - Una secchiata d’acqua fresca sulla questione che più ha infuocato la Martesana nelle ultime settimane. La Ma-Vib fa un passo indietro sui licenziamenti, e da settembre comincerà a trattare con la Provincia per risorgere dal periodo di crisi senza tagliare le gambe della produzione, composta solo da donne.
Questa l’ultima ora uscita da Palazzo Isimbardi dopo gli incontri di ieri mattina. Dunque, nell’ordine, prima al tavolo si sono sedute le dipendenti, che hanno espresso dubbi sul futuro loro e dell’azienda. Poi la volta dei costruttori di motori per impianti di condizionamento, che hanno aperto al dialogo. Presenti sia l’assessore al Lavoro Paolo Giovanni Del Nero che la collega alle Pari opportunità Cristina Stancari, pronti a discutere le sorti della Ma-Vib di Inzago.

 

La fabbrica di via Emanuele Filiberto infatti, in seguito a un calo di lavoro, aveva minacciato, entro settembre, di procedere al licenziamento di una decina di dipendenti (tutti impiegati nel settore produttivo e tutte del gentil sesso), pur di scongiurare l’incubo chiusura. Ad aggravare ulteriormente una decisione già di per sé di grande impatto sociale, dovendo lasciare a casa ben 13 persone, una frase sibillina pronunciata - e in seguito smentita - da un dirigente inzaghese: «Le donne possono stare a casa coi figli. Il loro, tanto, è il secondo stipendio...».

 

Frasi che hanno inevitabilmente sollevato un polverone, che è andato ben oltre i confini del Bel Paese provocando reazioni di sdegno da mezzo mondo. Da qui il desiderio della Provincia di incontrare azienda e lavoratrici per cercare di capirci qualcosa. Dopo aver ascoltato allora, separatamente, i vertici Ma-Vib, i rappresentanti di Api Milano, le lavoratrici e i sindacati, si è svolta finalmente una riunione congiunta. Una mattinata lunga e complessa, che sostanzialmente ha sancito l’impegno dell’azienda a non avviare alcuna procedura di mobilità, mentre a partire dal mese di settembre verrà attivato un nuovo tavolo, sempre nella cornice di Palazzo Isimbardi, per valutare gli strumenti da utilizzare per affrontare il calo delle commesse.

 

Tra le ipotesi al vaglio, si parla anche di quel contratto di solidarietà già richiesto da Fabio Mangiafico della Fiom e dalle lavoratrici Ma-Vib ben prima che sull’azienda scoppiasse cotanta bufera mediatica. Soddisfatte, almeno per la fermezza dell’intervento istituzionale, le lavoratrici, pur non dimenticando che, questo, altro non è se non un primo passo. La strada da percorrere infatti è ancora lunga, ma finalmente la direzione intrapresa sembra essere quella giusta.