Corsico, 9 luglio 2011 - È tempo di processi per le 174 persone coinvolte nella maxi operazione “Infinito”, l’indagine che nello scorso anno decapitò le ’ndrine che negli anni si erano suddivise il territorio della Lombardia. Secondo quanto accertato dalla Dda di Milano che ieri ha chiesto 118 condanne fino a vent’anni di reclusione, quindici erano le «locali» che gestivano i traffici nella regione, vere e proprie associazioni verticistiche con i tradizionali sistemi seguiti nella terra d’origine della ‘ndrangheta: la Calabria.

 

Nei comuni del sud Milano il controllo degli affari era nelle mani dei Reggini: per la maggior parte sono imprenditori che si sono collocati nel mercato abbracciando vari campi, dal tradizionale movimento terra, a quello dei locali pubblici per continuare con i mobilifici. Se a Buccinasco sembra essersi fatto le ossa quello che gli inquirenti hanno definito il capo dei capi, Pasquale Zappia (per il quale sono stati chiesti 18 anni), la zona di comando, il quartier generale è stato individuato a Corsico.

 

Al vertice, secondo gli inquirenti, c’era Bruno Longo, mobiliere del Corsichese i cui compiti spaziavano dalle decisioni alla pianificazione e all’individuazione delle strategie da tenere per continuare a garantire il sodalizio tra i calabresi in Lombardia. Nonostante l’origine di Portigliola, aveva comunque un legame forte e familiare con Platì, città dalla quale provengono altri esponenti delle cosche che hanno costruito il loro impero economico-patrimoniale nel sud ovest milanese. Secondo le ricostruzioni degli investigatori, il suo negozio in «corea», la zona di confine con Buccinasco erano spesso utilizzato per i summit.

 

Tra gli altri componenti della ‘ndrina Sandro Commisso, con la dote di «quartino» e, della vicina Buccinasco, Giosofatto Molluso, originario di Platì. Il suo trasferimento al nord più o meno è coinciso con l’arresto del fratello nell’ambito dell’indagine “Nord – Sud”, all’esito della quale è stato condannato per sequestro di persona a scopo di estorsione ed associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Molluso, conosciuto come Gesù, lavorava come operatore nel settore dei movimenti terra, uno degli ambiti in cui i tentacoli della ‘ndrangheta avevano instaurato un sistema di monopolio. A Rozzano invece viveva Vincenzo Lavoratache si occupava di reclutare nuove leve.