Rodano, 7 maggio 2011 - Accordo raggiunto tra azienda e sindacati, ora la parola spetta ai lavoratori della Carlo Erba per dire la loro sul futuro che li attende. Cassa integrazione per un anno, mobilità per altri dodici mesi e poi un piano di ricollocamento ancora da stabilire. È stato fissato nero su bianco l’accordo quadro sulla dismissione della Carlo Erba, la nota azienda chimica che sta per chiudere lo stabilimento di Rodano per spostare la produzione in Francia. Il tavolo delle trattative è arrivato al traguardo con un risultato positivo, almeno per quanto riguarda il timore dei licenziamenti. «L’azione sindacale è riuscita a bloccare i licenziamenti collettivi per 130 lavoratori - afferma Natale Ventura, delegato Rsu -. L’accordo stabilisce dei criteri in linea di massima, ma poi l’applicazione verrà seguita da vicino strada facendo. L’azienda non ha voluto dare dei numeri sugli esuberi, ma ha ribadito con fermezza il progetto di chiusura degli impianti di Rodano. Chiusura che avrà degli effetti negativi sulla sede di Rodano e sulla logistica».
Il marchio Carlo Erba Reagenti è controllato dal fondo bancario Barclays Private Equity, che nel 2002 ha acquistato l’azienda per unirla alla francese Sds, una società con stabilimenti di proprietà nella zona di Parigi e Marsiglia. La Carlo Erba produce le basi chimiche per i farmaci da oltre 40 anni, ma in una struttura di proprietà della Olon, l’ex Antibioticos. Il contratto di affitto sta per scadere e i maneger della Carlo Erba coglieranno l’occasione per trasferire la produzione negli stabilimenti d’Oltralpe. «Lunedì sarà l’assemblea dei lavoratori a discutere le condizioni dell’accordo - continua Ventura -. Se anche i dipendenti daranno parere positivo, il documento andrà al Ministero per la firma definitiva. Entro l’estate potrebbe partire la cassa integrazione, ma è ancora tutto da definire».
C’è soddisfazione dal fronte sindacale, che è riuscito ad evitare l’apertura della procedura per i licenziamenti collettivi. La Carlo Erba è un’azienda solida, con un fatturato annuo di 25 milioni di euro e una redditività del 45%. Cifre positive che, tuttavia, non sono servite a convincere i vertici dell’azienda a cercare un altro sito produttivo nell’hinterland milanese. Non tutti i lavoratori finiranno in cassa, i più a rischio sono gli 80 operai che si occupano della produzione e della logistica. Sembra meno pesante la situazione per i 50 impiegati dell’Amministrazione e del settore commerciale, che probabilmente continueranno a lavorare ancora per qualche mese.
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