Grezzago, 30 aprile 2011 - Un ricorso al Tar e un infuocato botta e risposta, il piano industriale spacca l’alleanza amministrazione comunale-ambientalisti, cementata dalla lotta contro l’inceneritore ma polverizzata oggi dalle carte bollate. Il ricorso al Tar presentato dal Wwf Le Foppe chiede l’annullamento dell’iter deliberativo sulla nuova zona industriale di Grezzago, circa centomila metri quadrati di insediamenti previsti su due lotti distinti: uno, più grande, a ridosso dell’autostrada, il secondo, previsto in un secondo tempo, ai confini con l’abitato di Pozzo d’Adda. L’azione legale del Wwf ha mandato su tutte le furie il sindaco Vittorio Mapelli: «Un’azione temo strumentale, e per quanto mi concerne una pugnalata alle spalle: potevano interpellarmi». Non si fa attendere la replica degli ambientalisti, affidata al leader dell’associazione Fabio Cologni: «Siamo ambientalisti, e non guardiamo in faccia nessuno: contrastare questo consumo di suolo senza fine è un nostro preciso dovere».

È stato lungo e tribolato l’iter del piano industriale, previsto dalla passata amministrazione, bloccato a lungo dall’opposizione della Provincia (che aveva presentato anche un ricorso al Capo dello Stato) e arrivato in porto alla fine dello scorso anno. Il progetto prevede l’insediamento di capannoni, alcune ricollocazioni, e l’arrivo di un’azienda collegata alla Tenaris Tubi di Dalmine. In corso d’opera le metrature sono state ridotte e l’amministrazione comunale ha inserito in convenzione divieti d’insediamento per aziende insalubri. Da non trascurare il fattore cassa: circa cinque milioni di oneri di urbanizzazione, che il Comune destinerebbe a opere pubbliche, e in particolare a una nuova scuola. L’iter sembrava sbloccato quando è arrivato, a sorpresa, il ricorso del Wwf. Lungo e articolato, riguarda questioni di impatto ambientale e di consumo di suolo, denuncia la mancata effettuazione della Vas e solleva altre questioni procedurali.

Immediata la levata di scudi del sindaco: «Ho usato parole forti e me ne assumo la responsabilità - spiega - . I rapporti con il Wwf erano buoni, abbiamo lavorato insieme con profitto sull’inceneritore, non mi aspettavo questo gesto. Si sa molto bene che il progetto è ereditato e che abbiamo fatto tutto il possibile per migliorarlo, e si conoscono i problemi economici degli enti locali». Furiosa la replica di Cologni: «Il sindaco Mapelli non può fare l’ambientalista contro l’inceneritore e poi sdoganare questa porcheria. Viene da pensare che con la crociata contro il termovalorizzatore si sia accaparrato un’etichetta ecologista che è solo uno specchietto per le allodole. Siamo noi a essere delusi».