Cassina de' Pecchi, 28 aprile 2011 - Paesaggi e ritratti della Grande guerra su quadri dimenticati e dispersi. I pensieri di un soldato italiano sul fronte del Carso, nelle sue lettere alla famiglia. Le stanze e i corridoi dell’associazione culturale Alessandro Manzoni. Sono gli ingredienti che daranno vita a una suggestiva mostra di opere d’arte inedite e rare dipinte, incise e disegnate da artisti-soldato nelle trincee della Prima guerra mondiale, che si terrà dal 14 al 29 maggio in via Roma 16 a Bresso.

Sono 72 oli, incisioni, acquarelli e disegni a china raccolti da Dario Malini e Carol Morganti, un informatico e una professoressa di Cassina de’ Pecchi, che faranno parte della mostra «1914-1918 L’arte dispersa». I due, marito e moglie, hanno impiegato dieci anni per raccogliere più di trecento opere di pittori di tutta Europa, lavori che hanno testimoniato la prima guerra di massa nella storia dell’uomo, attraverso il filtro della sensibilità artistica. La mostra si divide in 14 aree tematiche, introdotte dalle frasi di Walter Giorelli, soldato italiano morto a 22 anni vicino Caporetto nel 1916. Giorelli era a sua volta pittore e le sue lettere raccontano stati d’animo «universali per i soldati di tutti i fronti. Il nostro intento - spiega Malini - è mostrare le reazioni degli uomini davanti alla guerra».

Dei quadri raccolti dalla coppia Malini-Morganti il 30 per cento proviene dall’Italia. Il resto è stato raccolto da antiquari e collezionisti in Francia, Germania, Belgio, Russia. Gli stessi paesi attraversati dalle linee del fronte quasi cent’anni fa. La gran parte delle opere, finora ignorate dalla critica, che verranno esposte a Bresso provengono dal fronte occidentale e in misura minore da quello balcanico, russo e italiano. Gli autori delle opere più toccanti sono francesi. André Devambez in «Un schrapnell» dipinge lo paura dei soldati in una guerra meccanica. Su di loro incombe la minaccia di un nemico invisibile che colpisce da lontano.

«Un fatto inedito per un mondo appena uscito dalle guerre alla baionetta dell’Ottocento ed entrato nel mondo della guerra industriale dell’artiglieria pesante», dice Malini. Henri De Groux nelle sue acqueforti dipinge soldati dallo sguardo impenetrabile, magari con i volti coperti dalle maschere anti gas in «I cavalieri erranti». Ci sono gli oli su tela di Luc-Albert Moreau, che dipinge nel 1935 soldati che vanno all’attacco («L’ora»), rischiando l’isolamento dalla critica contemporanea. C’è un italiano, Anselmo Bucci, che dipinge «L’attesa»: un militare annoiato prima di andare in battaglia. «I soldati-pittori dipingevano quando andavano in infermeria, in foresteria o nelle retrovie - aggiunge Malini -. L’attesa è un tema molto ricorrente nelle opere».

Emblematico «Le coup de canon», puntasecca del 1917, in cui il rombo di artiglieria trasfigura il cavallo in un oggetto immateriale, una linea geometrica. «Dopo aver recuperato queste opere a un passo dalla dispersione speriamo di poterle dare a qualche museo - spiega Malini -. Nel frattempo abbiamo programmato una serie di mostre». Si comincia dunque a Bresso alle 17 del 14 maggio. L’attore teatrale Carlo Fabiano leggerà alcuni passi de «Il sorriso dell’obice», il libro in cui Malini ha raccolto le lettere di Walter Giorelli.