Cassano d'Adda, 30 marzo 2011 - La necropoli finisce sotto la Brebemi, requiem per le tombe longobarde. Ma qualcos’altro già affiora: forse un’antica fornace. A denunciare la «risepoltura» e i nuovi ritrovamenti, non ancora confermati, sono i cittadini. Amaro il loro sfogo: «Continueremo a curiosare. Ma serve a poco: più della storia può il cemento». Poche settimane fa furono ritrovate nel corso degli scavi per realizzare l’autostrada, otto sepolture con scheletri all’interno, risalenti presumibilmente al VI-VII secolo, epoca longobarda.

Altre sei ne erano state trovate in estate. Le ultime hanno fatto la stessa fine delle prime. Esaurito il «protocollo archeologico» che prevede il provvisorio sequestro dell’area, l’analisi, la «georeferenziazione» dei terreni, il prelievo e il trasferimento dei reperti agli uffici milanesi dei Beni Culturali, sono entrate in funzione le ruspe. Da qualche giorno le sepolture sono scomparse.

A visionare i tumuli sono stati, nei giorni scorsi, i cassanesi capitanati da Aurelio Fossati e Luciano Maggi, che avevano chiesto la conservazione di qualcuna fra le tombe riemerse. Nella perlustrazione hanno fatto altre scoperte. «Le tombe sono state ricoperte - spiegano Maggi e Fossati -, ma in un’altra zona ci sono segni di altri affioramenti: forse un’antica fornace. Verso la sponda est del «mitico» lago Gerundo ci aspettiamo reperti magari d’età ancora più antica». Sulla necropoli «risepolta»: «Una persona, diciamo così, informata dei fatti, ci ha riferito che i lavori non potevano ulteriormente tardare. Siamo rammaricati. Ci era sembrato che ci fosse disponibilità a bypassare il sito in attesa che il commissario prefettizio ci autorizzasse a prelevare almeno un sarcofago, supportati da associazioni locali o privati».

L'incontro con il commissario Vittorio Zappalorto era stato fissato per metà mese, ma è stato rinviato a data da destinarsi. «Forse abbiamo creduto troppo ad un interessamento delle autorità. Peccato, perché siamo convinti che il recupero delle tombe non sarebbe costato molto alla collettività». La conclusione è amara: «Così vanno le cose in Italia: capannoni, box, strade e autostrade valgono più della memoria dei luoghi».