Trezzo, il chirurgo pittore venuto dalla Siria / FOTO

Al castello la mostra di Samer Kassem

Samer Kassem davanti all'autoritratto

Samer Kassem davanti all'autoritratto

Trezzo sull'Adda (Milano), 25 aprile 2017 - "La Siria è mio padre, l’Italia mia madre». La lacerazione e la speranza sono temi universali nella pittura di Samer Kassem, cardiochirurgo 46 enne siriano, una vita e una carriera in Italia, dove opera al centro cardiologico Monzino, e una seconda vita da artista. Espone sino al 9 maggio prossimo (ogni giorno negli orari di apertura del maniero) nella villa del Castello di Trezzo sull’Adda. «Sono i luoghi degli studi di Leonardo: per me, uomo di scienza e di arte, un sogno che si avvera». Trenta le tele in mostra, divise in due sezioni che raccontano il passato e il presente dell’artista e della sua terra, fatti di dolore, guerra e terrore, ma anche di volti e speranza, fiori che germogliano e sogni di pace. Il titolo della mostra è emblematico: «Gli aquiloni avranno sempre un cielo in cui volare». Samer Kassem è in Italia da 15 anni. Da giovane gli studi di medicina a Damasco, e sempre in Siria gli studi d’arte. «Nel mio Paese c’è un albo degli artisti di cui faccio parte». In Italia la carriera come cardiochirurgo, agli Ospedali Riuniti, al San Raffaele e poi al Monzino, dove opera anche oggi, ed è luminare della sostituzione di valvola mitralica. La medicina non ha mai offuscato l’amore per l’arte. «L’ho abbandonata per un certo tempo, in un momento oscuro sul fronte privato; poi ripresa, anche per amore dei miei due figli. Ma non ho mai smesso di disegnare: disegno sempre, persino le figure dei miei testi scientifici». A Trezzo lo hanno portato alcuni amici, «fraterni, preziosi».

Le opere raccontano periodi diversi di una vita straordinaria. Una prima sezione, dedicata alla Siria, «il mio paese lacerato. Non pronto al cambiamento e alla democrazia». Ecco il ritratto del Terrorismo, rappresentato con un compasso e il pc («è preciso, tecnologico, multiforme»), dentatura da teschio e un viscido serpente annodato al bastone. Il dramma della guerra in una fosca «Fossa comune». L’eleganza e il fascino della terra natale nel ritratto di Nadima, la madre dell’artista: «Leggeva i fondi del caffè, ed è morta molto giovane. Avrebbe amato molto l’Italia>. C’è anche un autoritratto, il chirurgo Kassem beve un bicchiere d’acqua dopo un intervento, sotto lo sguardo di Van Gogh, «il mio ispiratore: ma non quando opero». Troneggia nella sala più grande un’Ultima cena con il Cristo preso di spalle, e un Giuda deforme. L’anelito di pace è il volo degli aquiloni, sono i fiori che spuntano dalla bandiera siriana, è il trasporto degli amanti. Tornerà in Siria? «Ci sono stato nel 2012 e nel 2013. Ora sto predisponendo i documenti per tornarci, e porterò i miei ragazzi. Non tutto il paese è nella situazione che vediamo in tv: certo, un contesto complesso, drammatico». Samer Kassem è fondatore anche della onlus Safe Heart, «dove operano altri colleghi cardiologi e cardiochirurghi. In Siria ci sono cliniche modello, vogliamo portare il nostro contributo. Partiremo non appena vi saranno le condizoni di sicurezza per farlo«.