Omicidio-suicidio a Cassina: Giulio e la sua ossessione di perdere tutto

La depressione e la poca sicurezza del posto di lavoro: per questi motivi Carafa ha ucciso la moglie Maria Teresa Meo e poi si è tolto la vita

Giulio Carafa e Maria Teresa Meo

Giulio Carafa e Maria Teresa Meo

Cassina de' Pecchi (Milano), 1 giugno 2016 - Non era stato licenziato, e chissà se lo sarebbe mai stato. Ma aveva vissuto la cassa integrazione e viveva l’incubo di una crisi aziendale e della precarietà. E il lavoro che poteva perdere, alla Star di Agrate Brianza, era diventato un tarlo. Una ossessione non poter più essere per la famiglia il punto di riferimento che era stato sinora. Un’offesa, forse, contare anche sul lavoro della moglie, che aveva trovato un’occupazione per arrotondare, e vicina a casa, per badare alle bambine. A 48 ore dal drammatico omicidio-suicidio avvenuto a Cassina de' Pecchi, dove l’operaio 45enne Giulio Carafa ha massacrato a coltellate la moglie Maria Teresa Meo per poi togliersi la vita, l’ipotesi resta una: problemi sul lavoro esasperati dalla depressione.

Carafa, dicono i vicini di casa, era cordiale e normale: ma parlava solo di quello. Quell’azienda che dopo anni di servizio non gli garantiva più sicurezze. Matteo Casiraghi, segretario generale della Cisl Monza Brianza, in prima linea nella gestione della vertenza Star, ha poche parole. "Conoscono tutti la situazione dell’azienda. Stiamo lavorando duramente e siamo al fianco di chi lavora. Chiunque vive una crisi occupazionale subisce nel tempo pesanti ripercussioni psicologiche: ma qui siamo in presenza di qualche cosa di gigantesco. Di non riconducibile ai soli fatti concreti". L’azienda aveva proposto di recente incentivi all’uscita: Giulio aveva rifiutato. Forse aveva intenzione di intentare una causa: ma non vi sono conferme. Tensione, comunque, tanta. Nonostante l’azienda abbia ribadito, esprimendo cordoglio, che l’uomo "non era stato e non sarebbe stato" coinvolto nel prossimo piano di esuberi. Lavoro. Mutuo. Vita quotidiana. E il buco nero del malessere. "La depressione è terribile - dice un amico - . Sì, aveva problemi di lavoro: beh, gli dicevo quando lo incontravo e ne parlavamo, ce li ho anche io". Non era stato forse capace, il marito divenuto assassino, di vivere e lasciar scorrere il momento duro. Al contrario di Maria Teresa "una tuttofare, che trottava tutto il giorno - ricorda chi la conosceva - : e sorrideva sempre". All’ombra dell’ennesimo assassinio di una donna, moglie e mamma, semplice saggezza popolare di una vicina di casa: "Forse non si sentiva più l’uomo di prima, magari temeva di diventare un peso. Ma lei cosa c’entrava? E non ha pensato alle figlie?». Le due bambine della coppia, la 14enne che ha trovato i corpi e la sorellina di 8 anni, sono state affidate a parenti. Il tentativo, ora, è quello di tenerle al riparo dal trambusto mediatico.