Cassano, tangenzialina: il sindaco dichiara guerra

Il cantiere accumula ancora ritardi. Il primo cittadino pronto a proteste sensazionali

Il cantiere fermo da tempo

Il cantiere fermo da tempo

Cassano d'Adda (Milano), 24 luglio 2016 - Parlare di cronoprogramma, se si discute di tangenzialina, a Cassano suona come certi scherzi di cattivo gusto. L’opera da 30 milioni, variante taglia-traffico alla ex.ss 11, avrebbe dovuto essere inaugurata l’autunno scorso, ma non ce la farà neanche questo ottobre. La storia del «cantiere all’italiana» comincia, però, 15 anni fa. Nel lontano 2001. È l’unico tema che manda fuori dai gangheri il sindaco Roberto Maviglia, famoso per il suo fair-play. Strizza gli occhi e alza la voce se gli si chiede a che punto è il progetto. «I lavori vanno a singhiozzo, lunedì è stato convocato un summit d’urgenza in Città metropolitana. Mi presenterò armato», giura ironizzando. «O la bretella-lumaca riprende a marciare spedita, oppure passerò alle contromisure e non mi limiterò a chiudere il ponte sull’Adda ai tir, come l’anno scorso». Chi lo conosce, sa bene che non è uno spaccone l’ingegnere ambientale del Pd, appena uscito vincente dalle urne per la seconda volta, al primo colpo.

«La ditta Socostromo di Roma ritarda per problemi economici propri e noi muoriamo di smog – aggiunge il primo cittadino –: via Vittorio Veneto, il nostro asse centrale, è la strada più inquinata di Italia. Un primato che non fa bene né alla nostra salute, né alla nostra reputazione». I soldi alla società che nel 2010 ha vinto l’appalto della ex Provincia «sono stati pagati regolarmente ad ogni stato d’avanzamento», fa sapere Palazzo Isimbardi. Anche la Regione è coinvolta, ha sborsato 11 milioni di quelli necessari per la costruzione, mentre altri sei milioni arrivano da Comune e province di Milano e Bergamo, tutti interessati a veder sorgere al più presto la lingua d’asfalto che dovrebbe drenare il traffico fra hinterland e Orobie, liberando la città da code apocalittiche. Il cantiere si è arenato sul sottopasso per Truccazzano, «ma è un anno che andiamo avanti a furia di tira e molla – denuncia Maviglia –: ora basta. Non vogliamo più essere presi in giro». L’estate scorsa, il sindaco chiuse il viadotto usato dai bisonti della strada, un modo per richiamare l’attenzione generale sul problema. «Stavolta però andrò oltre, se non ci saranno subito fatti concreti». Le diplomazie politiche nel 2015 avevano scongiurato una causa per inadempimento a carico della ditta, che avrebbe finito solo per ingarbugliare ancora di più la situazione, già tesissima. «Ma averli “graziati” non è bastato. Mi auguro che lunedì si arrivi a una svolta vera, altrimenti saranno dolori», promette il sindaco.

A farne le spese l’anno scorso erano stati i camionisti che viaggiavano a bordo di mezzi sopra le tre tonnellate, costretti a pagarsi la Brebemi per passare da una provincia all’altra. Percorso di solito garantito dal famoso ponte di Cassano per salire verso le valli – mentre i due ponti di Vaprio e Brivio servono a scendere verso Milano – così come è stato stabilito dal patto firmato 13 anni fa dai Comuni della zona, che si danno man forte. Se Maviglia sciopera, sciopereranno anche i colleghi e la zona rischia la paralisi. Sui viadotti del Milanese e della Bergamasca passano 3mila tir al giorno diretti a centinaia di aziende, per le quali fanno da fornitori e da magazzino volante. Vanno e vengono con prodotti già venduti.