Cassano, la tangenzialina rimasta fantasma: rottura del contratto in vista

Comune e Città metropolitana ai ferri corti con l'operatore

L'opera taglia-traffico ferma da troppo tempo

L'opera taglia-traffico ferma da troppo tempo

Cassano d'Adda (Milano), 31 luglio 2016 - Tangenziale di Cassano, Città Metropolitana vicina al punto di rottura con la ditta ritardataria. Nel mirino delle istituzioni, Socostramo, la costruttrice di Roma che nel 2010 si aggiudicò l’appalto milionario dell’ex Provincia, protagonista oggi del cantiere a singhiozzo. I lavori della variante taglia-traffico della Ss11 sono di nuovo fermi, il Comune minaccia la protesta, i tecnici milanesi esaminano il contratto. Tre sole le possibilità sul tappeto: rescissione consensuale, o con dolo. Terza - forse la migliore ma al momento sembra la meno praticabile - prosecuzione senza più intoppi fino all’obiettivo. "Siamo orientati a chiudere", spiega Eugenio Comincini, vicesindaco metropolitano con delega alla partita. Per lui è stata una settimana di incontri febbrili nel tentativo di sbloccare la situazione.

Mercoledì, il verdetto, alla presenza dell’impresa, dopo due summit annullati. Uno fissato lunedì scorso, il secondo venerdì. Prima dell’incontro decisivo via Vivaio farà un supplemento di indagine - e qui potrebbe farsi strada il salvataggio in extremis – poi, però, metterà la parola fine "a questo tira e molla". Così definisce la vicenda il sindaco Roberto Maviglia, protagonista da anni di un velenoso braccio di ferro con Socostramo. Le ruspe immobili davanti al sottopasso per Truccazzano sono la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il primo cittadino ha già riferito in aula gli ultimi sviluppi del caso. E anche che Città Metropolitana ha più volte chiarito "di aver pagato lo stato di avanzamento lavori e che dunque i problemi finanziari della ditta non dipendono dalla nostra opera".

Pure la Regione è coinvolta, ha sborsato 11 dei 30 milioni necessari per la costruzione, sei, invece, arrivano da Comune e Province (Milano e Bergamo), tutti interessati a veder sorgere al più presto le corsie incaricate di drenare il traffico fra hinterland e Orobie, liberando la città da code quotidiane indescrivibili, tali da affibbiare a via Vittorio Veneto - l’asse del centro che porta al ponte per la Bergamasca - il triste primato di strada più inquinata di Italia.

Il lungo iter della tangenziale però risale al 2001, 15 anni fa. L’estate scorsa Maviglia chiuse il viadotto ai tir in segno di protesta, un modo per richiamare l’attenzione generale sul problema, obbligando gli autotrasportatori a pagare i salassi Brebemi. Il minimo è che senza un cambio di passo possa succedere di nuovo. Nel 2015, la causa per inadempienza era stata scongiurata all’ultimo momento, Socostramo si era impegnata a chiudere il cantiere in un anno. Ma non è stato così e ora i tempi rischiano di andare oltre i ritardi accumulati. Il divorzio consensuale fra committente e vincitrice sposterebbe l’agognata inaugurazione di almeno sei mesi, step minimo per riassegnare l’opera. "A questo punto credo ci siano poche alternative", prevede il sindaco.