Investita a 15 anni, rubano i peluches dalla tomba. La madre: "Ora basta"

Spariti pupazzi e gadget lasciati in ricordo della ragazzina uccisa dal pirata della strada

Beatrice Papetti

Beatrice Papetti

Gorgonzola (Milano) 28 luglio 2016 - Sciacalli sulla tomba di Bea. Sgomento e rabbia a Gorgonzola per il furto di pupazzetti dalla lapide della ragazzina investita da un pirata della strada il 10 luglio di tre anni fa. «Un’indecenza», sussurra Roberta Battaglino, la mamma di Beatrice Papetti, che lunedì, il 25 luglio, avrebbe compiuto 19 anni. In occasione della ricorrenza, amici e parenti avevano riempito il marmo freddo del loculo di regali e bigliettini, senza lasciarne un centimetro libero. Un modo per dire che non l’hanno dimenticata, che non lo faranno mai. L’unico che resta. «Ma qualche balordo dal cuore di pietra se li è portati via – racconta Roberta – è la quarta volta che succede. Ma non hanno un po’ di pietà? Vorrei che mia figlia riposasse in pace».

Sono le parole di una madre con un ferita lacerante, inguaribile. Uno sfogo condiviso da tutti, conoscenti ed estranei, rovesciato addosso al sindaco Angelo Stucchi al telefono. Che ascolta, condivide, consola: «Viviamo in queste condizioni», dice. «Mi commuove l’affetto che tante persone manifestano ancora per la mia bambina - aggiunge Roberta –. Faccio fatica ad andarla a trovare, mi sembra impossibile che sia lì, al freddo, da sola, ma quando ci riesco, incontro sempre qualcuno che le lascia un fiore o un pensierino. E mi illudo di poterla prendere per mano, di riportarla a casa, di leggerle una fiaba come quando era piccola. Ma in fondo era piccola».

L’emozione è forte, si alza e copre tutto in un attimo, inesorabile, come una marea. Avrebbe compiuto sedici anni due settimane dopo quella maledetta sera che l’ha strappata per sempre a tutti, Bea. A papà Nerio che la soccorse per primo, da volontario del 118, senza sapere che sull’asfalto c’era lei, quando Gabardi El Habib, il marocchino di 39 anni che l’ha abbandonata agonizzante, era già fuggito col suo furgoncino blu dal paraurti ammaccato. Fu proprio per riparare il segno lasciato dal colpo mortale inflitto alla ragazzina che faceva il liceo e sognava una vita piena di cose belle, che è stato rintracciato dai carabinieri di Cassano. «Sono tre anni ormai che parliamo di Bea al condizionale. Se ci fosse, se avesse potuto: uno strazio», piange Roberta.

Neppure la condanna a 3 anni e 4 mesi del pirata ha lenito il dolore. «Era giusto che pagasse, anche se non ha fatto un giorno in cella», ricorda la mamma. Neppure la battaglia per l’omicidio stradale - legge grazie anche a lei e al suo impegno a fianco delle «mamme orfane» - ha reso meno amaro il calvario. Un bagaglio durissimo di per sé e ora ci si mettono pure i ladri. «Inaccettabile che si violi la memoria di chi non c’è più. Ogni volta è come se mi rigirassero un coltello nel cuore», confessa Roberta. Questi episodi hanno toccato così nel profondo i Papetti, che Francesca, la sorella di Bea, di ritorno da un viaggio in Scozia con una mascotte da portare al camposanto, ha preferito tenersela sul comodino. «Non voglio che gliela rubino». Parole pronunciate da una 14enne che fanno riflettere. «Il custode c’è, ma poverino non può badare a tutto. Il cimitero ha quattro entrate, come fa?», dice la mamma dal cuore grande. «Mi intenerisco davanti ai vecchietti che magari non hanno i soldi per comprare fiori da portare ai loro cari e li rubano, ma per gli altri, no. Capita sempre quando c’è una data importante: Natale, San Valentino e ora il suo compleanno. Chiunque voi siate vi dico basta. Vi prego. Basta».