Mercoledì 24 Aprile 2024

Scampato agli esperimenti di Green Hill: il beagle avvisa la famiglia dell’incendio

Padroni svegliati e salvati, ora a Cassano il cane è già un piccolo eroe di Monica Autunno

La piccola Tabata  insieme a Monica e Santina (Newpress)

La piccola Tabata insieme a Monica e Santina (Newpress)

Cassano D'Adda (Milano), 31 gennaio 2015 - «Tabata, il nostro miracolo», dal buio di Green Hill alla nuova vita: «L’abbiamo salvata, ma lei ha salvato noi: se non l’avessimo avuta, forse non ci saremmo più». È stata la piccola Tabata, beagle di Green Hill strappata alle gabbie e a un destino di torture quando aveva meno di sei mesi, ad abbaiare forte, in piena notte, per avvertire i nuovi padroni, una famiglia di Groppello d’Adda, di un incendio che divorava il sottotetto. E oggi, quando le condanne e il processo concluso fanno giustizia di migliaia di altri cani torturati e uccisi nel lager di Montichiari, la famiglia affidataria racconta con gioia la storia della cagnolina. Per la quale, aggiunge, «aspettiamo di leggere, nero su bianco, che finalmente è davvero nostra».

Era il 7 agosto del 2012 quando Monica Olivieri spulciò sulla rete le modalità di ottenere in affidamento dalle associazioni animaliste un cagnolino di Green Hill, da donare ai genitori. «Avevano perso un cane che aveva vissuto con loro diciotto anni, e ne desideravano un altro. Non fu difficile. Ci mettemmo in lista, e ci chiamarono quasi subito». Il resto lo racconta Santina Bocchi, mamma di Monica e padrona della piccola.

«Quando Tabata ci fu consegnata aveva sei mesi. Andammo a ritirarla come tutti gli altri al canile di Segrate. Non fummo noi a sceglierla, naturalmente. Anzi, avevamo chiesto un maschietto». La cagnolina era ancora molto piccola, e in discrete condizioni di salute. «Tutto sommato stava bene. Aveva tutte le “stranezze“ dei cuccioli che venivano da quell’allevamento, e rispetto alle quali le associazioni che si occupavano degli affidi ci avevano già avvisato. Non aveva mai visto la luce del sole, nè calpestato un filo d’erba, nè camminato. Dovevo darle da bere con la siringa, perchè da sola non sapeva farlo. Ha imparato tutto copiando dal nostro gatto, diventato il suo compagno». Anche qualche terrorizzante eredità: «Aveva ed ha una paura folle degli oggetti metallici e dei rumori improvvisi».

Mese dopo mese, la nuova vita. Santina in costante contatto con Legambiente e Lav per aggiornarsi sull’andamento delle udienze e con altri padroni affidatari per condividere esperienze sui cuccioli “rinati”, Tabata sempre meglio ambientata nella nuova casa, una bella casa di corte in via Pacelli, a Groppello d’Adda. Poi il miracolo, in una notte d’autunno, molto dopo il suo arrivo. «Io e mio marito dormivamo da ore, era notte fonda - racconta Santina - . Tabata dormiva, come spesso faceva agli inizi, sul divano della sala. Ci svegliò di soprassalto abbaiando furiosamente, correndo avanti indietro dal salotto alla nostra stanza. Lei di notte non abbaia mai. Ci mettemmo poco a renderci conto che l’aria era già satura di fumo». Il fuoco, sprigionatosi da una stufa, aveva attaccato i travetti del soffitto. «Non so se avremmo avuto modo di accorgerci da soli, e in tempo, di quel che accadeva». Poi l’allarme, i Vigili del Fuoco, lo sgombero di tutto lo stabile, e un lungo anno di problemi e difficoltà, «ma siamo vivi. Se lei non ci fosse stata, chi lo sa».

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