Marocchina rifiuta le nozze combinate. Una ditta le offre il posto della “salvezza”

Inviata dal padre in Italia con la promessa di un matrimonio felice, scopre una realtà fatta di botte e abusi. Ma sulla sua strada Anna, la giovane marocchina, ha trovato un'imprenditrice che ha deciso di aiutarla dandole lavoro di Fabio Lombardi

Per Anna un lavoro grazie alla solidarietà di impresa e colleghi

Per Anna un lavoro grazie alla solidarietà di impresa e colleghi

Limbiate, 11 giugno 2015 - Gli affari e il cuore non sempre vanno d’accordo. Ma ci sono eccezioni. Soprattutto quando gli imprenditori, prima di guardare al portafogli, guardano alle vite dei loro dipendenti. E in tempi di crisi di storie così nelle botteghe artigiane ce ne sono state molte, più di quante si possa immaginare.

Questa è quella di Anna (nome di fantasia), giovane marocchina arrivata nel Bel Paese con la promessa di un «matrimonio felice» combinato dal padre con un connazionale. Ma la realtà in Italia è diversa. Botte, abusi. Anna resiste, ma poi trova la forza di scappare, di denunciare. Ripudiata dal padre non può tornare in Marocco. Viene accolta in una comunità protetta. E quando tutto sembra perduto incontra una giovane e brava imprenditrice di Limbiate, Nikla Da Ros (nella foto), titolare della TITOLARE L’imprenditrice Nikla Da RosDarplast Extrusion. Una ditta di lavorazioni plastiche a conduzione famigliare: 10 addetti, papà socio e mamma all’amministrazione. «Attraverso il gruppo Donne Impresa di Apa Confartigianato sono venuta a conoscenza del caso di Anna e ho deciso di ospitarla tre mesi in azienda per un tirocinio coperto dai fondi raccolti dalla Cisl per la Cooperativa sociale “La grande casa” di Sesto San Giovanni, dove Anna era ospite», spiega l’imprenditrice.

In quei tre mesi Anna si dà un gran da fare. Conquista titolari e colleghi. Ma il tirocinio finisce. «Senza lavoro e permesso di soggiorno - spiega Nikla - sarebbe stata rimpatriata in Marocco dove ad attenderla ci sarebbe stato il padre che l’aveva ripudiata. Altre violenze, ltre sofferenze, insomma. L’imprenditrice a quel punto riunisce soci e dipendenti e fa loro un bel discorsetto. «Per una piccola realtà come la nostra fare un’assunzione comporta costi importanti, da valutare attentamente, tutti insieme». Ma non c’è business plan che regga. Dipendenti e soci tifano tutti per Anna, anche un paio di leghisti «duri e puri» non esitano a dire «sì». Nikla l’assume: tre anni di contratto di apprendistato. Non solo un lavoro per Anna, ma la salvezza.

«Per la nostra impresa è uno sforzo non indifferente, però per questa ragazza un’occupazione vuol dire davvero tanto e ho deciso di assumermi questa grande responsabilità. In fondo, Anna conosce bene l’arabo e il francese, da oggi potrà darci una mano con le commesse estere». Così anche un «affare di cuore» potrà forse trasformarsi in un «affare economico». fabio.lombardi@ilgiorno.net