Mantova, il tracollo della raffinazione: non ci sono salvatori all'orizzonte

Mancano investitori e capitali per far ripartire le aziende in crisi di Luca Zorloni

Raffineria Ies a Mantova

Raffineria Ies a Mantova

Mantova, 26 luglio 2014 - Il tracollo della raffinazione ha già colpito Mantova. È piombato sul petrolchimico Ies, affondato da 95 milioni di euro di passivo in due anni e da gennaio ridimensionato a deposito di greggio semilavorato. Lo stabilimento Eni-Versalis è proprio dall’altra parte della strada, i dipendenti hanno visto per mesi le tute blu della Ies protestare contro un piano che salva 88 dei 390 addetti dell’impianto. E ora che anche il cane a sei zampe tira il freno agli stabilimenti di Gela e di Porto Marghera, gli impiegati temono che l’onda lunga della crisi della raffinazione possa colpire anche loro, che a Mantova si occupano di chimica. In 250 erano in assemblea, qualche giorno fa, per sapere che ne sarà dello stabilimento di via Taliercio. E martedì i sindacati hanno proclamato uno sciopero generale in tutti gli impianti del gruppo, da nord a sud, per ottenere un dietrofront da Eni sulla revisione di «accordi e investimenti già sottoscritti» e incontrare il premier Matteo Renzi.  La Ies è proprio là davanti, con i suoi macchinari riaccesi da qualche settimana per smaltire le ultime once di greggio e subiti finiti sotto la lente della Procura di Mantova per un’esalazione di acido solfidrico. A gennaio il gigante, nel portafoglio della compagnia ungherese Mol, ha chiuso i rubinetti dell’oro nero. Complici i conti in rosso e un accordo commerciale, proprio con i vicini di casa di Eni, che prevede che dall’oleodotto che collega Porto Marghera a Mantova non passi più petrolio grezzo ma semilavorati. Gli oltre 420mila metri quadri di impianti vengono declassati a polo logistico, basta un’ottantina di persone a gestirle contro le 390 che brulicavano fino all’anno scorso. Al netto delle dimissioni, novanta di loro sono già in cassa integrazione straordinaria da aprile, 150 vi entreranno in autunno. C’erano degli accordi però, ricorda il delegato Rsu, Stefano Lodi Rizzini, sottoscritti al ministero dello Sviluppo economico (Mise) tra le parti sociali. La ricollocazione, innanzitutto. E poi la reindustrializzazione degli impianti. Mol avrebbe dovuto presentare già in primavera un progetto, ma finora tace. «Questa risposta deve arrivare entro settembre — replica Rizzini — o la portiamo davanti al Mise». Si rincorrono voci su imprenditori interessati all’impianto («il Giorno» ha svelato movimenti in Angola), però finora nessuno si è fatto avanti.

Tra i tanti mali che affliggono l’economia di Mantova, c’è anche l’assenza di capitali e capitani coraggiosi. Ne hanno un disperato bisogno anche al Macello Virgilio di Bagnolo San Vito, di proprietà dell’omonimo Consorzio del latte e dei formaggi. Dieci milioni di perdite accumulate in tre anni, la produzione crollata dal record di 15mila maiali macellati ogni settimana agli 8-9mila dell’ultimo periodo, questi i numeri della crisi messi in fila dai sindacati. In cassa integrazione straordinaria ci sono i 70 dipendenti diretti. Ed è coinvolta anche un’ottantina di addetti delle cooperative che avevano in appalto alcune linee. «In primavera si era fatta avanti una cordata di allevatori che pareva pronta ad affittare un ramo di azienda — racconta Ermenegildo Franzoso, delegato rsu —, ma per partire servivano 30 milioni di euro di investimenti». Ma è mancato l’appoggio della banca, né è stato sufficiente l’appoggio di Finlombarda garantito dalla Regione. Sfumata l’occasione, «il presidente del Consorzio, Paolo Carra, sta continuando a fare manutenzione allo stabilimento», prosegue Franzoso, con l’obiettivo di attirare altri investitori (si fa il nome della Prosus di Cremona) o di riconvertirlo a polo logistico. Nel frattempo, ricorda Franzoso, «a ottobre scade il primo anno di cassa» e si temono gli esuberi. Perché, una volta in mezzo alla strada, la domanda che perseguita i lavoratori è: dove mi ricolloco, in una provincia che in Lombardia detiene l’infausto record del più alto tasso di disoccupazione? È un’esperienza che ha sperimentato Carlo Montanarini, delegato rsu dell’ex Tasselli di Suzzara. L’azienda di banchi frigo è stata una delle prime del Mantovano ad alzare bandiera bianca. Era il 2009. « Si parla di politiche attive del lavoro, ma nella realtà non è semplice. Avevamo definito percorsi professionali importanti — ricorda il sindacalista —. Abbiamo fatto i corsi, ma l’inserimento dei lavoratori è stato pari a zero». 

luca.zorloni@ilgiorno.net