Stop alla produzione di portiere L’Iveco perde un altro pezzo

Impianti spostati da Brescia a Mantova. Al via i contratti di solidarietà di Federica Pacella

Operaia al lavoro nello stabilimento Daily Iveco

Operaia al lavoro nello stabilimento Daily Iveco

Brescia, 29 agosto 2014 - Era già stato annunciato, ma ora arriva la conferma: da lunedì 1 settembre chiude una nuova area produttiva dello stabilimento Iveco di Brescia. Dopo oltre 20 anni si scrive la parola fine alla produzione di assemblaggio e saldatura delle portiere del veicolo leggero nel reparto lastratura. La comunicazione ufficiale è arrivata ieri dalla direzione di Iveco. Gli impianti impegnavano a regime 15/20 lavoratori per ogni turno di lavoro per 15 turni settimanali. Da tempo le ore erano andate progressivamente diminuendo fino all’azzeramento. Non ci saranno licenziamenti, ma saranno avviati contratti di solidarietà.

All'origine della decisione non c’è solo la crisi. Quanto prodotto a Brescia era destinato agli stabilimenti finali di Suzzara, nel Mantovano, per il veicolo leggero Daily, e agli stabilimenti Renault per i veicoli leggeri Master e Trafic. Di fatto però un impianto analogo è stato installato proprio a Suzzara, nell’ambito della ristrutturazione dello stabilimento mantovano previsto per il nuovo modello del Daily. In questo modo Suzzara si è resa del tutto autonoma da Brescia per quello che riguarda la saldatura e l’assemblaggio delle portiere. Duro il giudizio di Fiom Cgil. «Pur se annunciata, questa ulteriore chiusura di impianti — spiega il segretario Francesco Bertoli — rende ancora più evidente che per lo stabilimento di via Volturno deve essere messa in campo un’azione di investimenti che porti nuove produzioni o lavorazioni che possa saturare le ormai molte aree libere del sito e che abbia come conseguenza anche la saturazione stessa delle ore lavorabili».

Il timore è che lo stabilimento, che conta oltre 2.300 lavoratori, perda progressivamente pezzi, senza rinnovarsi. Fuori dai cancelli di via Volturno sono ancora ben visibili le bandiere del presidio dei lavoratori Mac: una partita conclusasi, lo scorso anno, con il licenziamento di un’ottantina di lavoratori. «La Fiom Cgil — ricorda Bertoli — ha già avanzato a tutti i livelli precise richieste per attivare le dovute azioni per poter raggiungere gli obbiettivi produttivi e occupazionali. Chiediamo che ci sia un investimento nuovo. Per quanto riguarda la meccanica, in effetti c’è stato il lancio dell’Euro6, in questi mesi. Non basta. Chiediamo di fare un ragionamento su un veicolo nuovo, per andare ad occupare quelle aree produttive che si stanno liberando». Di fatto, la nuova chiusura è un segnale. «Siamo di fronte al fatto — conclude Bertoli — che si toglie e non si mette».