Aiuti post-terremoto sospesi mancano 330 milioni in cassa

Mantova, chiesti dalla Regione al Governo. Regna il silenzio di Tommaso Papa

Il sindaco di Quistello Luca Malavasi riceve fondi raccolti da Radio Pico per ricostruire gli asili

Il sindaco di Quistello Luca Malavasi riceve fondi raccolti da Radio Pico per ricostruire gli asili

Mantova, 5 marzo 2015 - L’allarme rosso sui rimborsi del terremoto del 2012 nel Mantovano è partito in sordina dal minuscolo ma combattivo comune di Quistello, nella Bassa al confine con l’Emilia: «La Regione ha sospeso in contributi in vista di definire l’esatto ordine cronologico di presentazione delle domande - scriveva venerdì il sindaco giovane Luca Malavasi, appena 28 anni, eletto in una lista civica senza padrini -. L’atto è il primo concreto effetto della mancanza di 330 milioni di euro più volte segnalata per la provincia di Mantova».

Tradotta in termini semplici la questione è la seguente: nel conto dei danni mancano oltre 300 milioni, la Regione li ha chiesti al Governo che non li ha ancora sganciati. Nell’attesa Palazzo Lombardia usa i soldi in cassa dandoli a chi cronologicamente presenta prima la domanda. Tutto semplice? Per niente. Perché anche la sola sospensione delle erogazioni rischia di causare danni irreparabili al tessuto economico soprattutto agricolo e buchi di bilancio nelle casse dei comuni. Perché il criterio del «chi arriva prima» non piace a nessuno. E perché nella confinante Emilia le cose stanno andando molto diversamente e molto più velocemente. «L’ordinanza del commissario Roberto Maroni - spiega Malavasi - dà ancora una decina di giorni per fare l’elenco dei danni da coprire con i fondi in cassa e quelli che invece finiranno in coda. L’ordine cronologico di presentazione delle domande, come sempre sottolineato dai sindaci, diventa una beffa in quanto le ultime pratiche presentate sono ovviamente le più complesse e chi ha avuto meno danni riesce ad essere finanziato mentre chi ha subito i più gravi resta escluso».

Il malumore nella Bassa Mantovana è accresciuto dal paragone con la situazione emiliana dove il ritmo dei rimborsi è stato molto più elevato: «In una regione ricca come la Lombardia - conclude Malavasi- non è accettabile che i cittadini colpiti dalla catastrofe del 2012 siano abbandonati». Anche da Moglia, un altro tra i comuni più danneggiati del Mantovano, si leva la protesta dopo lo stop regionale alla ricostruzione. Simona Maretti, a capo di una giunta di centrosinistra eletta poco prima delle terribili scosse di maggio pone l’accento soprattutto sui criteri di assegnazione delle risorse, anche da lei giudicate insufficienti: «La priorità va all’aiuto per le prime case - spiega il sindaco - per i condomini e le aree urbane ancora transennate per il pericolo di crolli». A Moglia, per esempio, sono ancora in zona rossa il municipio tutelato dalla sovrintendenza e la chiesa parrocchiale, mentre gli antichi portici sono agibili ma puntellati.

Nella morsa dei mancati rimborsi sono finite le aziende agricole danneggiate dal sisma, almeno un centinaio: «Da quanto abbiamo capito, i soldi dello Stato ci sono ma il riparto è stato sbagliato - scandisce il presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra - al Mantovano è andato il 6% delle risorse contro il 10% di danni effettivi subiti». Un errore del governo Monti, ci dicono, che ora rischiamo di pagare noi. Alle aziende della prima provincia agricola della Lombardia poco importa se il criterio del riparto sarà cronologico o proporzionale (un po’ per tutti, ma meno per tutti): «Chi ha investito 100 per rimettere in piedi l’azienda potrebbe prendere 60 - conclude Carra - e sono molti che, anche per le attese, rischiano di chiudere».