Il ghepardo di Mantova, statue di animali nella Capitale della cultura

«Un sogno fatto a Mantova» prende spunto da uno scritto del poeta francese Yves Bonnefoy di TOMMASO PAPA

Il ghepardo di Davide Rivalta che, con un orso, un rinoceronte e un cavallo dell’autore decora la città

Il ghepardo di Davide Rivalta che, con un orso, un rinoceronte e un cavallo dell’autore decora la città

Mantova, 12 giugno 2016 - Più che una mostra una "sperimentazione espositiva", come l’ha definita Stefano Baia Curioni, presidente del Centro d’arte e cultura di Palazzo Te. Il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, invece, la inserisce tra le tante iniziative che la Capitale della cultura 2016 mette in campo non solo per attirare turisti ma per indurre i mantovani a tornare nei loro splendidi palazzi storici. «Un sogno fatto a Mantova» prende spunto da uno scritto del poeta francese Yves Bonnefoy (negli anni Sessanta, venuto a visitare una mostra su Mantegna, rimase senza albergo e dedicò la notte alla creatività) e si snoda in tempi, luoghi, e modi diversi nella città dei Gonzaga.

Come? Facendo spuntare animali a dimensione naturale nel cuore della reggia di Giulio Romano o ricollocando una sonata di Mozart, destrutturata per farne la colonna sonora di un video ipermoderno, sul palcoscenico del teatro Bibiena.

Nell’apparente disordine, in realtà frutto di un lungo lavoro dell’ideatrice Cristina Collu, direttrice della Galleria nazionale del’arte moderna di Roma e del curatore Saretto Cincinelli, si distinguono due momenti, o stazioni, come vengono definite nella presentazione della mostra. Il primo si apre oggi al pubblico. A Palazzo Te, nella sala dei Cavalli sono esposte due sculture di Alberto Giacometti, Figura (Femme de Venise VI, 1956) e Grande Donna (Standing woman III, 1960). Fall III è invece il titolo di un’opera cubista di Antony Gormley, ospitata in un’altra sala della reggia estiva dei Gonzaga. E accanto i visitatori potranno osservare due videoinstallazioni di Hans Op de Beeck: Parade del 2012 e Dance del 2013. La sorpresa più grande è forse quella di tre sculture a grandezza naturale di Davide Rivalta raffiguranti un rinoceronte, un ghepardo e un cavallo. Le prime due sono nei giardini di Palazzo Te, la terza all’interno.

Una quarta opera dell’artista, un imponente orso, si trova invece a Palazzo d’Arco, dimora neoclassica recentemente ristrutturata e riaperta al pubblico. Il «Sogno» in versione estiva è completato dal video «Luci per K222» di Grazia Toderi, trascrizione in chiave moderna di un offertorio mozartiano, proiettato al Bibiena, il teatro settecentesco nel quale il giovane Mozart ebbe il suo debutto.

L’ultimo capitolo della mostra-non mostra, realizzata col contributo di Eni, si apre il 7 settembre e si affianca agli altri fino al 13 novembre: alle Fruttiere di Palazzo Te, grazie all’opera di Ettore Spalletti, verranno radunati lavori di Paola Di Bello, Armin Linke, Paolo Meoni, Luca Pancrazzi, Barbara Probst, Luca Rento , Grazia Toderi ed Eulalia Valldosera.