Festivaletteratura di Mantova, si parte. La carica dei 300 autori / FOTO e VIDEO

Il meglio della narrativa internazionale a Mantova

Paolo Cognetti

Paolo Cognetti

Mantova, 6 settembre 2017 - Festivaletteratura punta dritto alle emozioni e alle paure dell’Occidente (dal terrorismo alla marea umana dei profughi, alle persecuzioni politiche vecchie e nuove), pone lo sguardo sulla poesia e la musica, rispolvera vecchie glorie del box office culturale, ma non rinuncia a valorizzare le nuove proposte e i talenti emergenti. La kermesse mantovana giunta alla ventunesima edizione, che si apre oggi e prosegue fino a domenica, racchiude molte suggestioni.

I numeri danno la sintesi dell’evento: oltre 300 autori richiamati sulle rive del Mincio, 230 incontri a pagamento, un’ottantina gratuiti, decine di location spesso ricavate nei preziosi edifici della capitale dei Gonzaga. E in tutta la città migliaia di giovanissimi volontari (le “magliette blu”) che corrono da una parte all’altra per garantire il funzionamento della macchina-festival. Nel parterre des roi dell’edizione 2017 figurano scrittori di successo provenienti da tutto il mondo: dallo statunitente Georges Saunders, al cinese Yu Hua pluricandidato al Nobel, alla scrittrice inglese per ragazzi Frances Hardinge, all’altra americana illustre Elizabeth Strout allo spagnolo Arturo Pérez Reverte o al francese Daniel Pennac, tornato a dare vita al suo Malausséne, o alla maga del giallo Elisabeth George, quasi tutti ospiti anche in passato del Festivaletteratura. La pattuglia degli scrittori italiani è nutrita e arriva da tutte le regioni: ci sono Corrado Augias, Marcello Fois, Carlo Lucarelli, Melania Mazzucco, Licia Maglietta, Maurizio De Giovanni. Non mancheranno il milanese Alberto Rollo, Mauro Covacich, il vincitore dello Strega Paolo Cognetti, Donatella Di Pietrantonio e il lombardo Andrea Vitali.

La carrellata potrebbe continuare con gli interpreti del grande racconto dello sport, quest’anno rappresentati da Federico Buffa, Duncan Hamilton e William Finnegan. O con le tante voci alle quali è affidata la narrazione dei tempi più inquietanti dell’attualità: Chiamamanda Ngozi Adichie, nigeriana approdata negli Usa, citata in una canzone da Beyoncé, aprirà i grandi incontri serali del festival mescolando le sue note preferite: amore, sessismo, razzismo, riscatto. Altre voci racconteranno il declino delle primavere arabe, la ferocia della guerra siriana, il subdolo penetrare dell’estremismo islamico nelle periferie delle città europee. A raccontare questo e molto altro saranno, tra gli altri, il giornalista premio Pulitzer del Washington Post Joby Warrick, l’intellettuale tunisino Shukri al-Mabkhout, un altro Pulitzer, Hisham Matar. Le tensioni dell’estremo oriente passeranno per i racconti della vietnamita Kim Thuy, di Madeleine Thien e del malese Tash Aw. Quest’anno, accanto alle sezioni per i bambini (a loro è riservata l’intera Casa del Mantegna), a quella fotografica e altri incontri tematici, esordisce uno spazio dedicato alla musica e alla poesia. A ospitarlo sarà la cornice fastosa di Palazzo Te. La rassegna si intitola ‘La parola che canta’ e raccoglie poeti, musicisti, performer. Qualche nome? Francesco Guccini, Giovanna Marini, i Fanny e Alexander, i Cuncordu, Giovanni Bietti ma l’elenco è molto più lungo. La musica d’autore avrà a disposizione anche lo spazio del Museo Diocesano dove sarà allestito un Music Hall di qualità. Per fare notte nelle interminabili giornate del Festival.