Favole e giochi, Festival Segni d’infanzia: il lupo perde il pelo ma non il fascino

Parola, musica, teatro, cinema, circo: nessuna arte espressiva è esclusa

Una scena di “Rosso Cappuccetto” produzione del Teatro delle Bricole

Una scena di “Rosso Cappuccetto” produzione del Teatro delle Bricole

Mantova, 7 ottobre 2016  - Bambini da uno a tre anni a contatto con la musica lirica in uno spettacolo che è anche tattile, altri bimbi di appena due chiamati a giocare col buio, altri ancora a cimentarsi con culture lontane e affascinanti come quella norvegese o giapponese. Sono solo alcune delle scommesse che “Segni d’Infanzia” riserva per l’undicesima edizione, nell’anno di Mantova Capitale della Cultura. Per l'occasione la manifestazione dedicata ai più piccoli e agli adolescenti, che tradizionalmente anima l’autunno mantovano, cambia nome, diventa europea e coinvolge la generazione dei teen-ager. Si chiamerà Segni - New Generation Festival e dal 26 ottobre al 2 novembre riempirà di appuntamenti la città dei Gonzaga. «Torniamo alla versione lunga di 8 giorni – ha spiegato la direttrice artistica Cristina Cazzola, presentando l’evento nella cornice non casuale della sede milanese del Parlamento Europeo, a Palazzo delle Stelline – nei quali si concentreranno 300 appuntamenti in 25 luoghi d’arte della città, tra i quali la sede prestigiosa di Palazzo Ducale. Per gli spettacoli sono attese 35 compagnie italiane e straniere, a testimoniare il carattere internazionale del festival».

Come da tradizione “Segni” è dominato dalla figura di un animale che quest’anno sarà il lupo. A dargli forma è stato il premio Nobel Dario Fo, che ha regalato il disegno-logo dell’edizione 2016. Al lupo sarà anche dedicato lo spettacolo di Stefano Benni, ospite d’onore della manifestazione, al teatro Bibiena, dal titolo “In bocca al lupo”, a ricordare che proprio Benni era soprannominato lupo, per l’infanzia trascorsa sull’Appennino emiliano. E il leit motiv continua, ad esempio, con lo spettacolo “Rosso cappuccetto” produzione del teatro delle Bricole, o con la “Lupo-teca” animata dalla didattica del Parco del Mincio o, infine, con il film “L’ultimo lupo” di Jean-Jacques Annaud, che chiude il cerchio dei modi di rappresentare il cattivo per antonomasia delle fiabe, spesso è vittima più che carnefice. In tema di racconti fiabeschi, che viaggeranno dall’Asia all’Africa ai Paesi europei, una delle chicche sarà rappresentata dai racconti di Asbjorsen e Moe, i fratelli Grimm della Norvegia, che verranno presentati al pubblico del festival. Agli adolescenti è destinata la sezione che parla di migrazioni, con spettacoli che vanno dall’evocazione della decrescita felice all’opera di Giorgio Scaramuzzino per il Teatro dell’Archivolto, dal titolo “Senza Sponda. Storie di uomini e migranti”.

Parola, musica, teatro, cinema, circo: nessuna arte espressiva è esclusa dal Festival della new generation. Molto consistente la produzione francese con spettacoli di richiamo come “La rana in fondo al pozzo crede che il cielo sia rotondo” presentata assieme ad altri sei spettacoli d’Oltralpe. Al divertimento circense è dedicato “Kaniculy” , una performance franco-russa che ha per protagonisti tre clown. Il brivido dominerà invece chi si avventurerà nella Mantova gotica sulle orme della tradizione dei Gonzaga, raccontata da Massimo Polidoro, segretario nazionale del Cicap e scettico indagatore dell’occulto. L’elenco è lungo, consultabile sul sito www.segnidinfanzia.org.